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Così Berlusconi (uomo di parte o uomo di Stato) anticipa Conte

Silvio Berlusconi, forse anche sulla base dei suggerimenti di Gianni Letta, sembra aver indossato i panni dell’uomo di Stato. Da ultimo, con una lettera al Corriere della Sera di mercoledì 3 giugno ha tratto ispirazione dal discorso del 2 giugno del capo dello Stato e dalla relazione annuale del governatore dalla banca d’Italia per rivolgere a tutte le forze politiche un invito alla concordia.

Dal presidente Sergio Mattarella ha citato le testuali parole: “qualcosa che viene prima della politica e segna il suo limite…l’unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro”.

Dal governatore Ignazio Visco ha voluto evidenziare questo passaggio: “serve un nuovo rapporto tra governo, imprese…istituzioni, società civile…un nuovo contratto sociale…un dialogo costruttivo..”

Il Berlusconi uomo di Stato ha proseguito poi sottolineando che il Paese deve essere unito e sedersi intorno a un tavolo per costruire un progetto comune che guardi al futuro e alla rinascita, dichiarandosi “lieto che anche il segretario del partito democratico si sia detto disponibile a questo sforzo comune…che non ha nulla a che fare con le maggioranze di governo”.

Spetta alla politica – ha chiarito poi il cavaliere – maggioranza e opposizione accompagnare e sostenere questo sforzo corale (la ricostruzione, ndr).

Ovviamente ci sarà chi specula su questa presa di posizione, parlerà di smarcamento di Berlusconi dal centrodestra o di tentativo di inserirsi in prospettiva nei giochi di governo, ma nella lettera al Corriere Berlusconi ha negato con fermezza tutto questo.

L’arte di Berlusconi è stata invece quella di anticipare con la sua lettera la presa di posizione attesa per lo stesso giorno da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che aveva fatto filtrare che avrebbe presentato un importante progetto per il Paese. Per un verso, per quanto riguarda il collegamento con l’Europa e l’efficace utilizzo in prospettiva dei fondi europei c’è il fermo ancoraggio di Berlusconi al Ppe, che offre una buona rendita di posizione.

Per altro verso credo ci sia la legittima scelta di chi in passato ha fatto scelte politiche molto divisive: campagne all’arma bianca, scontri a volte settari con gli avversari politici, sfide all’O.K. corral. La scelta di condurre l’ultima fase della sua vita politica, dopo aver praticamente avuto tutto dalla vita, da uomo pubblico che tara le sue scelte sull’interesse generale del Paese, può avere un suo ubi consistam.

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