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Pensare all’Italia del futuro, non alle elezioni. I consigli di Polito al centrodestra

Il controcanto del Cavaliere: apre a Conte, si smarca dai sovranisti, dice sì al Mes e allontana venti di crisi. Basterà per disinnescare le sabbie mobili della finanziaria lacrime e sangue che andrà scritta a settembre dopo le regionali? Intanto l’ex ministro Giulio Tremonti propone le larghe intese incorniciate in una nuova Camaldoli.

Conversazione con il vicedirettore del Corriere della Sera, Antonio Polito: “Siamo sicuri che Conte punti solo a guidare un nuovo partito e non al Colle? Con le larghe intese, sovranisti fuori gioco”.

L’ex ministro Giulio Tremonti dalle pagine del Corriere della Sera invoca Camaldoli per non rischiare di dover poi governare sulle macerie sociali. Una strada percorribile?

Non so se sia la strada percorribile, ma so che è la strada giusta. Sono molto d’accordo con le sue parole per due ragioni. Anche per via della sua appartenenza politica, si rivolge al centrodestra di oggi per dire che sarebbe questa l’occasione per dare una prova di maturità: ecco perché la citazione di Camaldoli, un passaggio obbligato perché poi si rischierebbe sì di sostituire quelli che ci sono ma quando la situazione potrebbe essere già deteriorata in modo irreversibile.

Emergenza e politica dovrebbero intendersi meglio?

Sia l’entità della tragedia sia l’entità dei fondi che saranno a disposizione della ricostruzione ci dicono che stiamo prendendo decisioni che varranno per i prossimi vent’anni e che quindi dovrebbero essere assunte “sotto il velo dell’ignoranza”, parafrasando la metafora filosofica sviluppata da John Rawls. Ovvero senza sapere chi si troverà a governare tra 10 anni, tutti dovrebbero sapere che conviene poter governare un Paese in piedi e non in ginocchio.

Quali i vantaggi per il sistema Paese della tesi tremontiana?

Un accordo generale farebbe bene, anche soltanto sulle regole se non nel fare un governo insieme. Ricordiamo che nel ’46 i partiti scrissero assieme le regole della Costituzione e un anno dopo si separarono al governo, ma ciò non impedì di costruire un’infrastruttura comune. Questo vale anche oggi.

Silvio Berlusconi apre al piano di Conte. È la stampella che serviva al governo o solo il controcanto ai sovranisti?

Da questo punto di vista Berlusconi è un po’più avanti solo perché è un po’ più indietro. Visto che non può sperare di tornare al governo per ragioni storiche e anagrafiche, non vede come Salvini e Meloni una prospettiva dinanzi a sé, ma ragiona in modo più distaccato rispetto all’interesse politico.

Nel mezzo l’approccio ideologico verso l’Ue…

Berlusconi ha rotto il tabù che impedisce a Lega e FdI di avviare una discussione seria con la maggioranza: ovvero l’Europa. Se si dovessero sedere al tavolo, Salvini e Meloni lo farebbero per usare quei fondi Ue. E come la metterebbero con le loro posizioni fin qui assunte? Per tale ragione e volte si sente nelle posizioni delle opposizioni una stizza per questo dato, come se fosse più agevole per loro fare opposizione in assenza di un piano europeo che invece oggi c’è.

Dove stanno sbagliando i sovranisti?

Sbagliano pensando di poter incassare il massimo con le elezioni anticipate, semplicemente perché per concretizzarsi occorre una crisi di governo. E chi nella maggioranza se ne assumerà la responsabilità? Chi di loro ne trarrebbe un vantaggio? Inoltre quando arriveranno i 150 miliardi da spendere, una eventuale crisi verrebbe pesata dai cittadini come un voler perdere tempo prezioso. Infine ci sono molte questioni tecniche da non dimenticare, come il referendum e il semestre bianco.

Il partito di Conte conferma la prassi italica delle architetture parlamentari? Il precedente di Dini e Monti non aiuta…

Siamo sicuri che Conte punti solo a guidare un nuovo partito e non punti al Colle? Se questo Parlamento dovesse reggere fino alla fine, la maggioranza che attualmente tieni in piedi il governo potrà eleggere il Capo dello Stato. Il premier potrebbe pensare di essere il più adatto a tenere unita questa coalizione visto che ha mediato al suo interno. Tra il Colle e un partito più o meno piccolo credo ci sia una bella differenza, ma questo lo dico io, non certamente Conte che non fa di questi calcoli e pensa solo al bene del Paese. Ciò spiega anche perché il suo appello alla concertazione in fondo non sia completamente rivolto alle opposizioni.

Ovvero?

Se avesse voluto fare un gesto, avrebbe potuto invitare i tre leader a Palazzo Chigi, invece ha proposto gli Stati Generali che non si negano mai a nessuno. Tremonti ricorda da un punto di vista scaramantico che è stato un po’ rischioso convocarli ripensando a chi li convocò in Francia, al pari del nome che ricorda Gelli. Conte vuole solo apparire come l’uomo di questa maggioranza e in testa ha solo questo Parlamento e non il prossimo. È chiaro però che in caso di scioglimento anticipato allora potrebbe essere alla guida di una forza politica, magari una già esistente e non una da creare ex novo.

Le parole di Bersani (“col centrodestra al governo non sarebbero bastati i cimiteri”) rivelano un pregiudizio di fondo verso le opposizioni?

Francamente mi hanno stupito, la prima cosa che ho pensato è che i cimiteri purtroppo non sono bastati neanche col centrosinistra.

Intanto la Germania vara il suo piano di ricostruzione “der wuum” di sole 15 pagine. Un po’ di invidia per l’Italia delle mille task force?

I tedeschi sono più ingegneri, che poeti e navigatori. Ma oggi possono permettersi di avvalersi, con piena capacità di fuoco, delle passate politiche di rigore applicate per investire quanto occorre. Lo status di Paese perfettamente solvibile gli permette di ricorrere all’indebitamento senza alcun problema.

twitter@FDepalo

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