Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Piano Colao versus Stati Generali. Ma la stanza dei bottoni è a Palazzo Chigi

Vale la pena tornare sul tema del documento firmato da Vittorio Colao, di cui Formiche.net si è occupata in più occasioni. Ed è come se sin dalla pubblicazione del documento dalla potente comunicazione che promana da Palazzo Chigi, sia partito un messaggio teso a sminuirne il significato, un messaggio che ha trovato una certa eco in vari giornali, soprattutto nei 5 Stelle e anche in qualche componente del Pd.

La convocazione poi degli Stati generali ha contribuito ad oscurare l’attenzione sul documento. Eppure a mio parere le 102 schede in cui si articola il documento sono tutto sommato il meglio possibile che potesse fare una commissione presieduta da un top manager internazione e composta da persone oltretutto non scelte da lui. Ed è come se Giuseppe Conte, titolare del “ristorante Italia”, avesse affidato ad un grande chef, contornato da consulenti, il rilancio di un ristorante ormai invecchiato e poco seguito dalla clientela.

Con grande correttezza lo chef non ha ritenuto di predisporre il nuovo menù principale del ristorante, ma ha presentato un elenco ragionato di 102 portate (anzi di vere e proprie ricette), sapendo che spetta poi al premier – titolare del ristorante, scegliendo tra queste ricette e aggiungendo un suo valore aggiunto, formulare il vero e proprio menù il progetto per il rilancio e la ricostruzione del paese, perché questo è compito della leadership politica e non certo dei tecnici. Un progetto che difficilmente potrà uscire dagli Stati generali dell’Italia, che sono essenzialmente una convention mediatica per rilanciare davanti al paese e all’Europa la figura del Presidente del Consiglio.

Ma ciò che colpisce leggendo le varie schede del documento Colao è l’assenza sostanziale di ogni impronta di tipo statalista, la caratteristica no-partisan dell’approccio e un’ispirazione di fondo di tipo liberal democratico. Non a caso l’unico membro della commissione che non ha firmato il documento è la Prof. Mazzucato, consigliere economico del presidente del Consiglio Conte, nota per i suoi studi che teorizzano e privilegiano il dirigismo e l’intervento pubblico nell’economia.

E se fosse proprio questo il busillis che ha reso un po’ amaro a Palazzo Chigi il boccone del documento Colao, la sua mancata impronta statalista? Perché – diciamola tutta- questo governo e questa premiership mostra di privilegiare forme di statalismo e di interventismo pubblico, tanto care ai 5 Stelle, che sono da un po’ alla ricerca di una nuova Iri e che cercano di inserire la Cassa dei depositi e prestiti nei più svariati gangli in cui è possibile, o vorrebbero nazionalizzare le autostrade.

Nessun presidente del Consiglio nel dopoguerra ha mai avuto poi, grazie anche a provvedimenti assunti in risposta al Covid-19, tanti poteri quanto Giuseppe Conte. Si pensi ad esempio al Golden power, che può esercitare nei confronti di moltissime società quotate, alla sottoscrizione di capitale di rischio nelle medio grandi società e l’elenco potrebbe proseguire. Sono finiti i tempi in cui Pietro Nenni, nel 63, da vicepresidente del Consiglio agli albori del centro sinistra non è mai riuscito a trovare la stanza dei bottoni, o quelli in cui Silvio Berlusconi era costretto a prendere atto che la stanza dei bottoni, piuttosto che a Palazzo Chigi, stava a Via XX Settembre, al Ministero del Tesoro retto da Giulio Tremonti.

Ora il vero potere è concentrato nelle mani del presidente del Consiglio, che dispone di un’ampia stanza dei bottoni, con una ricca bottoniera, che può manovrare con un approccio statalista, volentieri sostenuto dai 5Stelle e avallato da parte significativa del Pd e da Leu. Quanto agli Stati Generali, una lunga kermesse mediatica che si svolge mentre i cittadini aspettano ancora la cassa integrazione e le imprese, aspettano da tempo i contributi e i finanziamenti, mi viene alla mente una sentenza di Paul Valery, secondo cui “la politica è l’arte di impedire alla gente di impicciarsi di ciò che la riguarda”.

×

Iscriviti alla newsletter