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Colle, Parlamento e Ue. Il percorso ad ostacoli del governo secondo il prof. Galli

Il Colle richiama la magistratura sul caso Csm, richiama Chigi sui fondi Ue, richiama maggioranza e opposizione all’unità. Ma poi in Senato va in scena il pasticcio di ieri, il Pd continua nei mal di pancia sul premier, le opposizioni sono ancora senza una visione unitaria. Il tempo è destinato ad esaurirsi (per tutti)?

Secondo il prof. Carlo Galli, storico delle dottrine politiche all’Università di Bologna, già deputato dem nella scorsa legislatura, il problema si annida nel dna della maggioranza, già debole prima dell’emergenza sanitaria legata al Covid.

Quali conseguenze porta in grembo l’incidente di ieri in Senato?

Non credo che ci saranno conseguenze politiche dirette, come una crisi di governo, perché le condizioni del Paese sono tali che sarebbe un azzardo mandare all’aria il quadro politico, pur instabile. Certo, tutto è possibile: c’è chi pensa che una crisi con urne anticipate sia la soluzione normale in quanto una successiva maggioranza più coesa potrebbe dare la sicurezza di procedere in una qualche direzione, mentre al momento sembra che non si vada da nessuna parte.

Ma…

Dubito molto che le attuali forze politiche di maggioranza vogliano consegnare l’Italia alla Lega. Per cui ci potrebbero essere altri effetti, non elettorali, della giornata di ieri: il primo è relativo alla debolezza strutturale dell’alleanza, che è stata mascherata dalla pandemia. Attenuatasi la crisi sanitaria, eccola riemergere con chiarezza. I motivi sono noti: i Cinque Stelle sono numerosi in Parlamento ma poco capaci di iniziative politica e il governo si fonda sulla tesi che “tutto è meglio rispetto alle elezioni”. Dopo la giornata di ieri in Senato il governo sarà ancora più preda delle proprie fobie e delle proprie paure, oltre che dei ricatti reciproci fra Pd e M5S, mentre nella debolezza della politica cresceranno ancora tutti quei poteri che invece restano forti, come le grandi corporazioni.

I fondi Ue arriveranno solo a gennaio: guardando alla densità politica dei prossimi mesi, crede che il Pd sia pentito della scelta strategica fatta? Si aspettava di più dalla maggioranza?

Osservo che non si aspettavano nulla: se ricorda, la crisi dell’estate 2019 fu dichiarata da Salvini in un ipotetico accordo con Zingaretti, ma quest’ultimo fu costretto in seguito a rimangiarsi l’apertura verso le urne da un intervento diretto di Prodi e Mattarella. Il Pd non ha fatto una cosa saggia in questo matrimonio con i grillini. Tuttavia, vi è stato spinto dalla sua vocazione governista; il Pd ottiene i suoi obiettivi solitamente solo se è al governo e non all’opposizione. In questo caso, essendo nato per governare la fase dell’euro, non ha la stoffa per sopravvivere in occasione di crisi come quelle che si sono succedute fino ad oggi. Il Pd è un buon interprete delle esigenze sistemiche generali e la scelta di non andare alle elezioni anticipate in agosto rispose sì a questa logica governista e alle pressioni internazionali per evitare un governo leghista, ma non so quanto alla fine questa scelta abbia giovato al partito.

Quanti malumori albergano al Nazareno, dunque?

Penso che nel Pd circoli l’idea che il M5S sia una compagnia pericolosa anche per la sua imprevedibilità, ma anche l’idea che chi va al governo con loro gode di una sorta di assicurazione sulla vita, visto che i grillini non si azzardano a innescare una crisi. Sanno che in quel caso dimezzerebbero i seggi. Di contro, è chiaro che il Pd mai avrebbe immaginato l’arrivo della pandemia, ma sinceramente non so quale iniziativa di grande respiro avrebbe potuto attuare, anche senza la crisi sanitaria.Il Pd ha un ceto politico che non riesce ad andare oltre la gestione ordinaria delle cose.

Fondi Ue e magistratura: nei richiami di Mattarella vede la delusione del Colle rispettivamente verso Chigi e Anm?

Sì. È probabile, riguardo al Mes, che sul Colle convergano pressioni internazionali perché l’Italia si pieghi ad utilizzarlo, benché sia uno strumento di cui non si sente il bisogno avendo come poderoso concorrente l’acquisto di bond da parte della Bce, la vecchia linea Draghi. Si chiede all’Italia di aderire al Mes per vincolare all’Ue il governo futuro. La delusione di Mattarella verso la Anm è invece certa.

Si dice che Confindustria in quanto più orientata, con Bonomi, al nord attacchi strumentalmente il governo. Ma ad esempio nel Lazio Francesco Borgomeo, presidente di Saxa Gres che salvò Idealstandard, parla di “scacco matto” vicino per le imprese mentre altri “vivono di politica”. Ha ragione?

La posizione di Confindustria è andata oltre il segno, fino alla teorizzazione da parte di Bonomi della “democrazia contrattata”, in cui sono sullo stesso piano politici ed industriali, con l’esplicito riferimento che essere stati eletti non rende i politici superiori agli industriali. Penso che questo sia sbagliato. Poi però capisco l’urgenza drammatica della situazione, con un governo inchiodato e non fa nulla, mentre aspetta che che l’Europa si chiarisca le idee su Mes e Recovery Fund. Vedo insomma da parte di Viale dell’Astronomia una sorta di panico strisciante nel trovarsi nelle mani di un governo inconcludente. Sono certo che la vera ripresa, non quella sussidiata, ci sarà solo quando i cittadini riacquisteranno fiducia, ovvero quando ragionevolmente non ci sarà tutti i giorni un allarme sia per il ritorno della pandemia, sia per una patrimoniale o per una ristrutturazione del debito. La minaccia non aiuta i cittadini a spendere, e quindi l’industria italiana a ripartire. È un circolo vizioso che va spezzato.

twitter@FDepalo

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