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Torniamo indietro. L’appello di Reina per una politica solida

Il governo Conte, visto il vuoto parlamentare, non riesce a seguire la rotta per mancanza di sicuro sostegno. Il lavoro delle Camere è ridotto praticamente al lumicino, quasi nullo, ormai l’attività legislativa è indotta dall’azione dell’esecutivo. I gruppi parlamentari, scaturigine dei partiti hanno difficoltà a elaborare iniziative e proposte, si preoccupano solo di apparire coi propri dirigenti nei vari talk show televisivi.

La politica vera stenta a farsi notare, si procede con le immagini, con le curiosità, con i retroscena, ma mai è presente con limpida evidenza nello spazio che le è proprio. Si preferisce raccontare il futuribile piuttosto che l’oggi e il domani, caratterizzati dai provvedimenti di governo e da questioni da risolvere. Un quadro politico poco rassicurante e tanto precario suscita timori negli italiani.

Non si vogliono qui esprimere giudizi di condanna, né tantomeno censurare l’inerzia, l’accidia, l’apatia dei partiti che in Parlamento sono presi più da inutili diatribe e da neghittose discussioni piuttosto che da dibattiti seri e articolati su provvedimenti essenziali, urgenti, indispensabili: sanità, scuola, università, giustizia.

È un prendere atto di una situazione inconsueta e pericolosa che fa apparire il nostro Paese acefalo dal punto di vista istituzionale. (Meno male che c’è il nostro apprezzatissimo Presidente Sergio Mattarella). La delusione resta viva in coloro che nei giorni della cupa desolazione da Covid-19 manifestavano fiducia verso le istituzioni e i loro responsabili. Questi, dopo aver promesso tanto sui possibili interventi nel servizio sanitario, hanno perso di vista il potenziamento assicurato delle attività di un servizio tanto necessario.

Si discute ancora se i 37 miliardi di euro che la Ue mette a disposizione dell’Italia, proprio per rafforzare la buona sanità italiana, devono essere accettati o meno. Il balletto estenuante sui tempi e i modi della ripresa delle attività scolastiche prosegue, al punto da meravigliarsi per la discesa in piazza di alunni indispettiti e delusi, per non dire di genitori, docenti, dirigenti scolastici e personale amministrativo. La mancanza di una idea sicura di scuola sta portando il ministro e il suo staff di viale Trastevere ad una crisi irreversibile, a cui bisogna fare fronte rapidamente, perché la scuola italiana non paghi un prezzo molto alto alla incompetenza e al pressappochismo di chi conosce appena questo settore, tanto complesso e delicato del vasto mondo educativo e formativo.

Non è migliore l’aria che si respira in via Arenula, dove sovente improvvisati esperti si affacciano, più per disorientare che illustrare l’impegno del responsabile del ministero di Grazia e Giustizia, non a caso in Parlamento non decolla un organico e compiuto dibattito sulla riforma della giustizia. Un quadro certamente poco rassicurante. Vi sono italiani, nonostante ciò, ancora speranzosi, presi da sincera fiducia, forse illusi, che avvertono l’esigenza di riscoprire una politica solida, originale, che in Europa lungo gli anni del ventesimo secolo è riuscita a farsi apprezzare, per l’azione svolta e per gli obiettivi raggiunti. L’impegno ad agire è doveroso oggi di fronte ad una politica neutra, grigia, sempre più scarsa di cultura, di valori, e sostenuta da regole elettorali balorde e opportunistiche, che le tenta tutte pur di mantenere in vita consorterie elitarie e oligarchie variopinte.

Sono i segni concreti della decadenza della politica, che produce il 40% circa di astenuti in quasi tutte le competizioni elettorali e il disinteresse per la cosa pubblica. Questa pseudo democrazia, si potrebbe dire, suscita in moltissimi cittadini, delusione e noia, al punto da creare forme di risentita reazione. Ci si augura che sensibilità antiche e nuove, senza troppi timori e con rinnovato slancio, considerando il messaggio di giustizia e pace sociale, possano contribuire a riorganizzare partiti, funzionali alla costruzione di una “buona società” incentrata sul bene comune. La storia non si ripete, ma talvolta costringe a tornare indietro, come è successo in Francia nel XIX secolo, dopo la Rivoluzione del 1789, e in Russia nel XX, per citare i casi più eclatanti.

E allora, dopo le varie e inutili esaltazioni della politica “nuovista” viste dal 1994 ad oggi in Italia, si prenda coscienza che è necessaria una politica solida, figlia di culture secolari guidata da partiti dotati di pensiero, di idee, capaci di interpretare i bisogni della società. Germania, Spagna, Austria, Olanda, Inghilterra, e si potrebbe andare avanti, governano con gli stessi partiti che operavano nel secondo dopoguerra, perché non è possibile anche in Italia, visti i negativi risultati ottenuti in questi ultimi cinque abbondanti lustri?


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