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Così il Covid ha scoperchiato il vaso di Pandora dell’Ue

Di Marco Vicenzino

Dopo un vertice video di tre ore, i 27 leader dell’Unione europea non sono riusciti a compiere passi avanti verso un accordo sul pacchetto di stimolo fiscale, disperatamente necessario al blocco dei 27 dopo la pandemia di Covid-19. Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, ha esplicitamente avvertito che l’economia dell’Unione europea vive una “drammatica caduta” a causa della crisi Covid-19.

La pandemia di coronavirus ha presentato all’Unione europea quella che è la sua più grande crisi esistenziale sin dalla sua concezione nel 1957. Alcune parti d’Europa stanno appena iniziando a emergere dalla paralisi economica con condizioni simili a quelle dell’era della Depressione, che però rischiano un ulteriore deterioramento.

L’unità europea è richiesta dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso affinché sia garantita la sopravvivenza a lungo termine dell’unione. Mai come oggi le debolezze e le divisioni interne dell’Europa sono evidenti e rimangono a rischio di essere sfruttate da attori globali, in particolare la Cina.

In un recente rapporto dell’Unione europea sulla disinformazione nella pandemia, la pressione della diplomazia cinese è riuscita a far cadere le accuse a Pechino di condurre una “campagna di disinformazione globale per scaricare la colpa” sulla diffusione del Covid-19. Nuove interferenze e manipolazioni delle sfide interne dell’Europa sono facilmente prevedibili nel prossimo futuro.

Un’audace proposta francotedesca per un recovery fund da 750 miliardi di euro è stata un tentativo in ritardo di cogliere l’iniziativa di leadership dell’Europa. Si è verificato un generale fallimento da quando lo scoppio della pandemia è iniziato in Italia a febbraio. Non si è visto alcun senso di solidarietà europea che ci si aspetterebbe in una simile situazione di crisi profonda. Fondamentalmente, ogni Stato membro è stato costretto a provvedere a sé stesso. L’incapacità dell’Europa di cogliere l’occasione storica non verrà dimenticata in fretta.

La pandemia ha ulteriormente esacerbato le divisioni tradizionali tra un Nord ampiamente più parsimonioso e un Sud fortemente indebitato. Ciò è stato cristallizzato dal dibattito iniziale attorno alla proposta del recovery fund.

L’istinto dei frugal four d’Europa — Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia — era quello di creare un fondo finanziato solo da prestiti. Consapevole della gravità della crisi economica sui Paesi colpiti dal coronavirus, in particolare Italia e Spagna, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha spinto per un fondo basato su sovvenzioni per preservare l’unità europea a lungo termine. Anche il principale falco fiscale tedesco, l’ex ministro delle Finanze e oggi presidente del Bundestag, Wolfgang Schäuble ha espresso il proprio sostegno al piano di prestiti non rimborsabili.

Se verrà finalmente concordato un pacchetto di salvataggio basato su sovvenzioni, che richiede il consenso unanime di tutti e 27 gli Stati membri dell’Unione europea, non vi è alcuna garanzia che non sarà contestato legalmente, politicamente o economicamente a lungo termine. Rischia ancora il deragliamento da potenziali conflitti che coinvolgono Stati membri, istituzioni nazionali e dell’Unione europea e opinioni pubbliche anti Ue sempre più ostili.

Il sostegno all’adesione all’Unione europea ha toccato i minimi storici in molti Paesi, in particolare in Italia, la terza economia dell’Eurozona e tradizionalmente uno dei più fedeli Stati membri.

Inoltre, la Corte costituzionale tedesca tedesca ha stupito l’Europa a maggio e ha stabilito una pietra miliare dichiarando che il governo tedesco e la Corte di giustizia europea non hanno esaminato correttamente un programma di acquisto di obbligazioni da parte della Banca centrale europea. Ciò segna il primo, ma forse non l’ultimo, esempio di un’istituzione nazionale che contesta una decisione di un organo europeo.

Un vaso di Pandora è stato aperto e potrà testare le fondamenta dell’Unione europea. Un fenomeno che potrebbe venir rafforzato e accelerato da una ricaduta della pandemia, inclusa una potenziale seconda ondata virale in autunno o forse prima.



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