Tamponi, test sierologici, ma anche un misuratore di stress per mappare le conseguenze del virus.
Tra gli effetti collaterali del Covid-19, non sono da sottovalutare quelli psicologici. L’allarme arriva dall’Ordine Nazionale degli Psicologi, che, assieme all’Istituto Piepoli, ha realizzato uno “stressometro” per misurare il benessere psicologico degli italiani. Il problema è reale. La fine del lockdown non ha messo in pausa ansia e stress, anzi, “nella fase della ripartenza” – spiega in quest’intervista a Formiche.net David Lazzari, presidente del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi – il lento ritorno alla normalità si sta dimostrando un passaggio più difficile del previsto e si riscontrano diffuse e crescenti forme di disagio psicologico. A fine maggio il 37% degli italiani si sente molto stressato, mentre il 19 maggio si definiva così soltanto il 29% del campione, un innalzamento di 8 punti percentuali in pochi giorni”.
Presidente Lazzari, che ruolo può avere un sano equilibrio psicologico della popolazione nella ripartenza del Paese?
È fondamentale. Il pieno sviluppo di un individuo e di una comunità può avvenire solo in condizioni di benessere psicofisico. La paura, lo stress, l’ansia hanno un impatto molto negativo sulla società. Pensi ad esempio al timore per la propria condizione economica come incide sulla propensione al consumo o sulla vita sociale. Si entra in un atteggiamento di rinuncia che crea una contrazione generale delle attività.
Quanto incide sul disagio psicologico la difficoltà economica?
Moltissimo. All’inizio del lockdown, pesava principalmente la paura del contagio e lo stravolgimento delle abitudini quotidiane: l’obbligo di rinunciare allo sport, alla scuola, al lavoro in ufficio, allo svago. Adesso ad incidere in maniera preponderante è la paura per l’andamento dell’economia e per l’impatto sulla propria qualità della vita.
Quali i principali problemi psicologici riscontrati in queste settimane di ripresa della vita quasi normale?
Abbiamo registrato un aumento di casi di insonnia, depressione, ansia, irritabilità. Senza contare che si è rilevato un aumento delle violenze domestiche e dei suicidi. Il quadro è molto negativo. In questo scenario, la nostra professione è fondamentale per promuovere le risorse psicologiche e la resilienza.
Avete preso il polso allo stress degli italiani durante il lockdown e poi nella Fase 2 e ora nella Fase 3. Scende o sale e perché?
Le nostre analisi hanno registrato subito dopo la fine del lockdown un miglioramento dello stato psicofisico degli italiani che nel corso di pochi giorni tuttavia è subito peggiorato. Pesa in questa proprio il timore per le prospettive economiche ed occupazionali. Purtroppo ci attende uno strascico di problemi psicologici da affrontare e risolvere. E non siamo attrezzati. Nel Servizio Sanitario Nazionale, infatti, gli psicologi sono pochissimi e non possono soddisfare l’enorme numero di richieste di supporto in arrivo dalla popolazione. Inoltre, larghe fasce della popolazione, oggi più che mai in difficoltà economica, non possono rivolgersi ai professionisti in ambito privato. E così molti non riescono ad ottenere l’assistenza di cui necessiterebbero.
Si avvicina l’estate, che normalmente per la maggioranza degli italiani vuol dire anche vacanza. Quale immagina sarà l’approccio psicologico degli italiani a questo capitolo?
Il distanziamento sociale ci imporrà un’estate diversa. Ma quello che mi preoccupa di più è il tema relativo alle necessarie rinunce che molti dovranno fare in considerazione della situazione economica che per molti è gravemente peggiorata.
Tre regole d’oro per vivere psicologicamente al meglio la Fase 3.
È necessario ascoltare il proprio stato psicofisico. Non si deve negare il disagio psicologico, soprattutto quando riveste una forma persistente. Non bisogna mai isolarsi pensando di affrontare così le criticità. I problemi non si risolvono da soli o in solitudine ma col supporto di uno psicologo.