Un passo di lato, ma non indietro. Quando Alessandro Di Battista parla, l’onda d’urto delle sue parole colpisce il Movimento 5 Stelle (e di riflesso il governo). Forse per questo nell’intervista rilasciata ieri dall’ex parlamentare grillino e ora attivista di primo piano non traspare volontà di scuotere, ma di costruire.
Durante l’intervista andata in onda ieri sera su Accordi&Disaccordi, un programma di Loft, Di Battista ha sottolineato i suoi punti fermi ma ha mostrato anche angoli in parte smussati: sul vincolo dei due mandati (per gli amministratori locali) si può ragionare (“Virginia Raggi è una sindaca fantastica”), ma per i parlamentari pare difficile un’apertura; nessuna accelerazione sul congresso e sul capo politico, ma è tempo di lavorare su temi e programma; e ancora ribadisce di non voler terremotare il governo o il premier Conte, che dice invece di stimare.
Un Di Battista responsabile, insomma, che sembra aver ascoltato la strigliata di Beppe Grillo prima e le parole di Di Maio poi (“Quando il 22 gennaio mi dimisi da capo politico usai più volte la parola ‘responsabilità’. Ho sempre lavorato per la pace interna e continuerò a farlo”). Ma, appunto, un passo di lato che durerà il tempo di far uscire l’Italia dalla crisi.
“Ricandidarmi? Penso di sì, ma mancano ancora 3 anni”, risponde Di Battista, durante la registrazione del talk politico condotto sul Nove da Andrea Scanzi e Luca Sommi. “Tra 3 anni prenderò le mie decisioni”, ha aggiunto. Sempre che il governo (e quindi il Movimento 5 Stelle) superino la prova dell’autunno, tra effetti economici del Covi- 19 e elezioni regionali.