Buon Compleanno all’Italia repubblicana che nel 1946 scelse la sua nuova forma di statualità. È un 2 giugno molto diverso rispetto alle celebrazioni degli anni passati. Anche la Festa della Repubblica seguirà i protocolli di sicurezza imposti dalla pandemia in atto.
Ci sarà il sorvolo delle Frecce tricolori dell’altare della Patria e la visita a Codogno del presidente della Repubblica a solennizzare la ricorrenza. L’evento è anche l’occasione di esami e consuntivi, di preparazione per combattere le nuove sfide.
Non sarà un compleanno che passerà inosservato: sarà foriero di grandi cambiamenti, soprattutto per la sopravvivenza del nostro Paese. Il 2020 si è aperto come l’anno delle grosse sfide e dei grandi possibili cambiamenti. Il Covid-19 è stato il “tema” assegnato a quasi tutti i Paesi al mondo e ognuno lo sta svolgendo secondo le proprie capacità e tradizioni.
I Paesi nord-europei si sono distinti per il loro pragmatismo nell’affrontare la pandemia. La Cina ha messo in atto la consolidata arte del comando del Partito coniugata al capitalismo di tipo socialista.
Gli Stati Uniti stentano ancora oggi a individuare una strategia per il governo della pandemia e il Paese appare confuso e incerto, sia nelle scelte di politica interna, sia per quelle di politica estera.
Sotto il profilo geopolitico, il 2020 ha confermato, come già accaduto per la crisi finanziaria del 2008, che il futuro è caratterizzato da due parametri peculiari, ovvero incertezza e rischio e i paesi che non coniugano la loro sicurezza nazionale con la gestione del rischio e dell’incertezza sono quelli più esposti ai disastri economici e quindi politici.
Per l’Italia, i fondamentali economici erano già negativi nel periodo precedente la pandemia in corso. “L’Italia patisce, da anni, l’assenza di una politica economica orientata alla crescita, all’aumento della produttività e di incentivazioni alla crescita delle aziende”. Il nostro Paese paga ogni anno 60 miliardi circa di interessi su un debito pubblico elevatissimo e non è in grado di esprimere crescita economica, anche quando il ciclo economico è positivo. La riforma della politica economica del Paese, negli ultimi trent’anni, non ha visto mai la luce.
La Difesa del nostro Paese è figlia di questa politica economica che ha eroso nel tempo la sostenibilità operativa del comparto, indebolendo nel contempo l’industria italiana della difesa. Anche il disegno di legge approvato dal consiglio dei ministri nel 2017 per l’implementazione del Libro bianco per la sicurezza internazionale e la Difesa è rimasto inattuato. La riforma della Difesa, uno dei quattro pilastri su cui si regge la statualità, non è stata affrontata e risolta. I bilanci per la Difesa dei principali Paesi europei sono anche tre volte superiori a quelli italiani, parimenti le grandi industrie per la difesa hanno raggiunto dimensioni e bilanci superiori a quelle italiane.
Un confronto con Paesi più importanti europei non è più possibile perché, rispetto all’Italia, hanno i fondamentali economici positivi e sono in grado di fare sia scelte più strategiche di politica interna, sia scelte più importanti di politica estera e di difesa, dagli aerei, ai carri armati, alla missilistica. La Difesa italiana, durante la pandemia ha dato moltissimo: dagli ospedali da campo, ai letti, ai medicinali così detti orfani, al trasporto sanitario d’urgenza, al trasporto di attrezzature medicali, ai medici e infermieri militari, agli ingegneri per la costruzione di nuove strutture ospedaliere, alla sanitizzazione degli ambienti civili, al contributo alla sicurezza dei cittadini.
Ha generosamente impegnato tutto quello che aveva ed è stato richiesto. Non è ancora noto se tali risorse saranno ripianate e potenziate per far fronte alle possibili prossime crisi.I disastri naturali, come i terremoti, le alluvioni, le Pandemie, sotto il profilo geopolitico, sono solo acceleratori di mali preesistenti in un Paese. Per l’Italia la miscela dei mali strutturali del paese legati alle mancate riforme del diritto amministrativo, della struttura imprenditoriale e della Difesa, sono riemersi con insistenza a causa della Pandemia in atto.
Alla base di queste mancate riforme vi sono idee molto distorte su cosa è un bene pubblico per il nostro Paese e la distorsione conduce a scelte non corrette di politica economica e di sicurezza le cui conseguenze si toccano con mano. Continuare ad alimentare gli stessi fondamentali economici e di sicurezza/difesa del nostro paese vuol dire rimanere nella stessa palude etica ed economica che caratterizza il nostro presente. È necessario che il nostro Paese ribalti i fondamentali economici e di sicurezza/difesa mediante i paradigmi di investimento e crescita peraltro comuni a molti paesi europei, identificando gli interessi nazionali e le conseguenti politiche di sicurezza nazionale.
La crisi Covid-19 è l’occasione per iniziare un nuovo lavoro politico, basato sulla coesione nazionale, per iniziare le urgenti riforme i cui frutti si valuteranno nei prossimi decenni. Alla base dei nuovi fondamenti bisogna considerare l’esigenza di una Pubblica amministrazione efficiente e all’altezza dei tempi che sappia operare nell’era digitale.
Sulle materie economiche molti esperti hanno già segnalato l’esigenza di ridisegnare il fisco, defiscalizzareil lavoro giovanile, incentivare l’innovazione tecnologica e culturale d’impresa, subordinando l’accesso ai finanziamenti pubblici a precise regole. Nel campo della Difesa dobbiamo fissare i parametri di sicurezza del Paese nell’ambito dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione e perseguirli fino in fondo, solo così saremo credibili in campo internazionale. Il lavoro nel campo della Difesa dovrà essere coniugato con la politica estera del Paese che da anni risulta essere ininfluente sugli scenari internazionali.
Il compleanno della Repubblica sia l’occasione del rinnovamento del Paese per scrivere il proprio futuro economico e di sicurezza.