Mantenere gli investimenti nel settore della Difesa sarà ancora più importante per affrontare le conseguenze della pandemia da Covid-19, occorre investire di più, ma soprattutto meglio, con una maggiore cooperazione tra Stati europei per evitare inutili sprechi. Nell’audizione alla commissione Difesa del Senato il generale Claudio Graziano, presidente del comitato militare dell’Unione europea e già capo di Stato maggiore della Difesa, ha inviato molti messaggi significativi, a cominciare dalla consapevolezza che l’emergenza virus sarà seguita da “minacce emergenti, ibride e inattese” oltre a quelle già conosciute come il terrorismo, le instabilità in varie parti del mondo e gli attacchi cyber.
LA DIFESA EUROPEA
Secondo Graziano è necessario che “i temi della sicurezza e difesa rimangano una priorità assoluta” per l’Unione europea che deve rafforzare l’autonomia strategica sapendo che “ciò che è utile alla difesa europea è utile alla Nato”. L’obiettivo dell’Europa dovrebbe essere una sovranità industriale, tecnologica e digitale perché “primato tecnologico significa anche egemonia geopolitica e militare”. La sfida non è facile, ma inevitabile: serve un cambio di mentalità degli Stati per mantenere le capacità operative in modo da essere pronti a operazioni militari sia con alleati storici come la Nato sia in autonomia. Un concetto che gli analisti ripetono da sempre è stato sottolineato da Graziano: non esiste soluzione militare alle moderne crisi, ma non esiste una soluzione che non contempli la componente militare.
UNA BUSSOLA STRATEGICA
“La vera chiave del successo”, secondo il presidente del Comitato militare Ue, sta “nell’intensificazione della cooperazione” creando “sinergia e coerenza” tra i vari progetti. Per questo andrà elaborato un “documento politico generale di alto livello che rappresenta una sorta di bussola strategica” e definito infatti “Strategic compass”. Un’iniziativa concordata dai 27 membri per migliorare la capacità di agire rapidamente e con decisione che “sarà forse uno dei momenti più importanti nella creazione di una vera Europa della Difesa”.
SPENDERE MEGLIO
Nel 2018 il comparto della Difesa europea ha fatturato circa 108 miliardi di euro con una ricaduta occupazionale di circa mezzo milione di unità. La filiera industriale, oltre alle grandi aziende, comprende dalle 2mila alle 2.500 piccole e medie imprese. Il punto è che la mancanza di cooperazione genera “uno spreco superiore ai 25 miliardi di euro l’anno” perché l’80 per cento della spesa della Difesa è gestito su base nazionale con inevitabile duplicazione di capacità. I numeri parlano chiaro: dal 2010 ogni anno sono stati spesi solo 200 milioni di euro in ricerca e tecnologia europee a fronte di 170 diversi sistemi d’arma maggiore con investimento per singolo soldato di circa 27 mila euro. Gli Stati Uniti, invece, hanno 30 sistemi d’arma e un investimento equivalente a 108mila euro per ogni soldato.
IL FONDO EUROPEO PER LA DIFESA
Graziano considera l’Edf (il fondo europeo per la Difesa) “elemento irrinunciabile per promuovere una base industriale europea competitiva” e tra i suoi obiettivi c’è quello di evitare sprechi o duplicazioni. Considerandola “una pietra miliare” verso la creazione di una difesa europea sempre più credibile, l’auspicio del generale è che non vengano decisi tagli nel negoziato per l’approvazione del bilancio oggi in discussione tra Parlamento europeo, Commissione e Consiglio, tagli che comporterebbero “un danno sostanziale” al progetto di rendere l’Unione un “Global security provider”.
LA COMUNICAZIONE STRATEGICA
L’infodemia verificatasi dall’inizio dell’emergenza Covid ha confermato “il valore fondamentale della comunicazione strategica”. Graziano ricorda che, nonostante i numerosi tentativi di disinformazione degli ultimi mesi, l’Ue ha messo a disposizione degli Stati diversi strumenti, come il Recovery Fund del quale potrebbero beneficiare anche le piccole e medie imprese della Difesa, per avviare “un nuovo rinascimento europeo”. L’Italia dev’essere protagonista e la recente lettera per l’Europa della difesa firmata dai ministri di Francia, Germania, Italia e Spagna è “un segno tangibile” della volontà dei principali paesi dell’Ue di difendere la sicurezza degli europei.