Skip to main content

Politicamente intelligenti, ma inutili. Stefano Feltri legge gli Stati generali

Gli Stati generali dell’economia in programma da sabato? “Politicamente una mossa intelligente da parte di Giuseppe Conte ma dal punto di vista operativo non serviranno assolutamente a nulla”. Il piano Colao? “L’idea non era male ma alla fine si tratta dell’ennesima occasione persa”. Parola di Stefano Feltri, giornalista, già vicedirettore del Fatto Quotidiano, da poco rientrato in Italia dagli Stati Uniti per dirigere Domani, il nuovo quotidiano edito da Carlo De Benedetti che avvierà ufficialmente le pubblicazioni a settembre. “Saremo un giornale che, per semplificare, si posizionerà in un’area liberal di centrosinistra: questo vuol dire che le nostre priorità saranno il lavoro, le disuguaglianze, l’ambiente, la salute, la Costituzione”, ha spiegato Feltri, che ha parlato in una video-intervista rilasciata all’Istituto per la Competitività (I-Com) per la rubrica dal titolo “A casa con“.

Ad avviso del neo-direttore di Domani, “fino a qualche settimana intorno al governo si respirava un clima di crisi imminente, si dava quasi per scontato che non avrebbe passato l’estate”. Un quadro cambiato negli ultimi giorni anche per via della decisione di Conte di convocare gli Stati generali dell’economia: “Gli serviranno a tenere un margine di negoziato con tutti gli interlocutori economici. Sindacati e categorie si sono già dimostrati ben felici di sedersi al tavolo per presentare le loro richieste, con la conseguenza di sospendere gli attacchi”. Ecco perché – ha affermato Feltri – quella di Conte può considerarsi una mossa utile per la sopravvivenza politica. “Ma non aspettiamoci che possa produrre risultati concreti”, ha sottolineato il giornalista. Anche perché – ha aggiunto – “è difficile credere che un governo con fior di funzionari e di tecnici nei ministeri abbia bisogno di un giro d’orizzonte con alcuni leader di categoria per farsi venire qualche idea sulla ripresa. “Se stessero davvero a questo punto” – ha incalzato ancora il direttore di Domani – cioè “a zero, tanto da aver bisogno di un brainstorming – mi preoccuperei doppiamente”.

Dunque un’operazione, per così dire, più politica e di comunicazione che non centrata effettivamente sui contenuti. Un po’, in fondo, com’è avvenuto con il piano che Vittorio Colao e la sua task force hanno consegnato nei giorni scorsi a Conte: “L’idea non era male: pensare nel pieno della pandemia alla ripartenza in modo da prepararsi seriamente alla riapertura dell’economia. Alla fine, però, abbiamo avuto soltanto l’ennesimo rapporto con qualche suggerimento alla politica”. Proposte in alcuni casi positive e in altri più discutibili – ha rilevato Feltri – ma rese vane da una serie di limiti complessivi: “Il piano non ha una gerarchia di priorità e non ha budget. Non si confronta con le risorse limitate di cui il Paese dispone”. Senza contare la scarsa legittimazione politica, al punto da far ipotizzare che il presidente del Consiglio abbia più che altro subito l’operazione: “Si è detto e si è scritto che è stato il Quirinale a suggerire di fare ricorso a Colao per avere una squadra di supporto. Di sicuro il governo Conte non lo ha trasformato in un programma di governo com’era lecito attendersi quando la task force è stata insediata”.

Anzi, ha fissato gli Stati generali dell’economia subito dopo la consegna del piano, con la possibilità concreta di farlo cadere presto nel dimenticatoio: “Colao tornerà a fare le sue cose a Londra mentre in Italia si concretizzerà lo scenario che stiamo già vedendo in queste ore: inizia ad arrivare la ripresa ma noi non sappiamo minimamente cosa fare”. E in questo senso gli effetti, purtroppo, potrebbero vedersi presto: “Quando finirà la cassa integrazione e si comprenderà il reale impatto del lockdown sulle imprese, ci troveremo davvero in una situazione difficile”. Come peraltro ci ha mostrato la grande recessione iniziata nel 2008: “La crisi dell’economia reale può estendersi in tempi molto rapidi al mondo bancario e poi alla finanza pubblica, perché il governo deve salvare le banche e risarcire i risparmiatori e così via. Stiamo perdendo giorni preziosissimi per interrompere questa spirale. Più tempo passa e più diventa inevitabile che la crisi dall’economia reale passi alla finanza e che dalla finanza torni all’economia reale”.

Da questo punto di vista a preoccupare maggiormente Feltri non è tanto la prospettiva di un prossimo crollo verticale dell’economia italiana, ipotizzato dai più pessimisti tra fine estate e inizio autunno (“la nostra storia degli ultimi 30 anni ci dimostra che non c’è quasi mai lo showdown, il momento in cui si va a sbattere contro un muro”), quanto soprattutto di un progressivo e inarrestabile declino cui in qualche modo il Paese sembra essersi rassegnato: “In Italia c’è una tensione permanente che, invece di spingerci a prendere decisioni radicali, ci porta a posticiparle, a rimandare il più possibile”. Come si sta in parte vedendo nel dibattito sugli strumenti previsti dall’Europa per rispondere alla crisi a proposito dei quali si discute quasi esclusivamente in ottica di ammontare senza però entrare nel merito delle misure da varare con le misure di cui disporremo: “Mi immagino già una trattativa con l’Europa in cui chiederemo soltanto di fare più deficit senza affrontare nessuno dei nostri problemi strutturali”.

Un contesto in rapidissima evoluzione che Feltri inizierà a raccontare, da settembre, insieme alla sua squadra di giornalisti – che già conta su Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian in arrivo dall’Espresso – con Domani: “Abbiamo l’ambizione di fare un giornale differente da quelli che già ci sono, innanzitutto perché Domani nasce dopo questa crisi e, anche, come risposta a questa crisi. Dal desiderio di un Paese diverso, più giusto dal punto di vista delle diseguaglianze, del lavoro, della cultura. Vogliamo essere autonomi nel raccontare la realtà invece che limitarci a reagire al dibattito. Abbiamo una nostra agenda e abbiamo anche l’ambizione di darla alla politica”. Un quotidiano fondato sulla piena integrazione tra digitale e carta, anzi – per dirla con le parole di Feltri – “un giornale che funzionerà soprattutto online ma che avrà anche un’edizione cartacea”.


×

Iscriviti alla newsletter