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Haftar in Venezuela? Ecco perché gli Usa indagano su un volo Bengasi-Caracas

Una fonte dalla Libia spiega a Formiche.net che il signore della guerra dell’Est libico, Khalifa Haftar, starebbe cercando contatti col Venezuela per due ragioni: spostare fondi e parenti per evitare rappresaglie, e magari costruirsi un buen ritiro in cui, “se vede le brutte”, rifugiarsi.

Haftar è al capolinea. La sua campagna militare per conquistare Tripoli, rovesciare il governo onusiano e intestarsi il Paese come nuovo rais, è fallita. E i suoi sponsor iniziano a pensare di rivedere l’investimento shiftando più su interessi regionalizzati – la Cirenaica – piuttosto che sulla sua figura.

Non può essere abbandonato completamente, anzi l’Egitto – insieme a Russia ed Emirati Arabi in cima alla lista dei sostenitori di Haftar – pensa a un piano che possa includerlo. E ancora viene considerato un interlocutore in stanche trattative su schemi vecchi (per esempio la visita di qualche giorno fa dell’ambasciatore tedesco nel quartier generali di al Rajma).

Ma è del tutto evidente che il procedere dei passaggi verso la stabilizzazione potrebbero benissimo non vederlo come un protagonista. D’altronde la sua presenza è considerata un non-starter dalla Tripolitania e dalla Turchia, che ha permesso alle forze del governo Gna di sconfiggerlo.

La stessa fonte libica fa notare che sotto quest’ottica “il Venezuela non è un’oasi”, perché il leader del regime, Nicolas Maduro, ha rapporti eccellenti con il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan. Da questo punto di vista, la via di uscita venezuelana è un punto di equilibrio: potrebbe essere il Paese in cui spedirlo se ce ne fosse bisogno.

Il Falcon del capo miliziano libico – codice di volo P4-RMA– ha fatto tappa a Caracas l’8 giugno, si è fermato poche ore e poi è rientrato nel Paese nordafricano. È decollato alle otto di sera da Bengasi (roccaforte haftariana nella Cirenaica) e poche ore dopo il suo atterraggio all’aeroporto Simon Bolivar di Caracas è stato subito denunciato dal leader dell’opposizione venezuelana, Juan Guaidò.

A bordo, secondo le informazioni raccolte dal Monde ci sarebbero stati due membri del suo stretto entourage: suo figlio Al-Seddiq Haftar e il colonnello dell’aeronautica militare, Al-Madani Al-Fakhri, ex capo dell’onnipotente Comitato per gli investimenti militari, che gestisce gli affari economici e finanziari nell’amministrazione militarista che Haftar ha imposto in Cirenaica.

Il funzionario americano David Schenker, segretario di Stato aggiunto per gli affari del Vicino Oriente, ha detto giovedì che gli Stati Uniti stanno tentando di stabilire la verità nei rapporti tra Haftar e Venezuela, anche in funzione del volo di qualche giorno fa. Secondo Washington potrebbe esserci in ballo anche un affare legato al petrolio, in una triangolazione con l’Iran.

Schenker ha espresso la sua preoccupazione per la situazione, aggiungendo che le sanzioni stabilite dagli Stati Uniti e dalle Nazioni Unite si applicano a qualsiasi entità che esporti petrolio libico al di fuori della supervisione legale della Libyan National Oil Corporation (Noc).

Ha anche parlato della scoperta di fosse comuni, lasciate dalle milizie di Haftar mentre fuggivano da molte aree, in particolare Tarhuna, esprimendo la sua profonda preoccupazione per la mancanza di rispetto per i diritti umani. Questo è un altro tema: se verrà messo sotto inchiesta per crimini di guerra, potrebbe aver vita difficile a rifugiarsi un po’ ovunque.



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