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Chi c’è (e perché) nell’aereo di Haftar diretto in Venezuela?

Sono giorni intensi per la diplomazia attorno alla Libia. Finita l’offensiva che il signore della guerra dell’Est, Khalifa Haftar, aveva lanciato su Tripoli quattordici mesi fa, adesso è il momento per vincitori e vinti di consolidare le proprie posizioni prima di un negoziato formale.

I cieli libici sono pieni di aerei che si muovono invece in via informale – ma spesso mantenendo i transponder accesi anche per essere tracciati dalle osservazioni open-source: un modo per trasmettere un messaggio indiretto.

Il più interessante di tutti, odierno, è uno spostamento del Dassault Falcon 900 con codice di volo P4RMA che è decollato dalla base aerea di Benina, vicino Bengasi, per arrivare all’aeroporto Simón Bolívar Maiquetía di Caracas. L’aereo è solito trasportare Haftar o alti comandanti della sua milizia, chiamata con la definizione ambiziosa Libyan national army (Lna).

Chi dell’Lna sta andando in Venezuela? E perché? Delle relazioni tra il capo miliziano e il paese sudamericano si era a conoscenza. Essenzialmente Haftar aveva cercato il modo di trovare uno spazio nella triangolazione del petrolio tra Caracas e Teheran. Lo spostamento di oggi ha una tempistica sospetta, perché arriva in un momento delicatissimo per il signore della guerra – sconfitto e in parte abbandonato dai suoi sponsor che cercano la strada per consolidare la posizione attraverso colloqui.

Resta da seguire le notizie per comprendere di più di questo viaggio.

Chi scrive negli ultimi giorni ha appuntato diversi altri voli dal sapore diplomatico sopra alla Libia. Per esempio quelli dell’aviazione militare russa: di solito aerei da trasporto Tupolev Tu154M hanno viaggiato da e per la Libia – non individuabile l’aeroporto libico, ma è presumibile, visto le rotte, che lo scalo stesse nella fascia orientale (possibile Benina, ma anche al Jufra, dove si trovano sia i 14 caccia che Mosca ha spostato dalla Siria, sia le unità del Wagner Group.

Gli uomini della Wagner sono i contractor pagati dagli emiratini e inviati in Libia dalla società russa che il Cremlino ha già usato per il lavoro sporco in teatri complessi in cui voleva mantenere un ingaggio ibrido. Un volo almeno tra quelli ha anche fatto scalo a Hmeimim, base area russa in Siria (in quel caso, seguendo la traiettoria, l’arrivo libico poteva essere anche al Khadim, una base aerea emiratina in Cirenaica, nell’entroterra di Bengasi, centro del potere haftariano).

Altri aerei sono atterrati a Misurata, partiti dalla Turchia. Misurata è una città-Stato che è centro di protezione politica e militare del governo onusiano, Gna, che è riuscito proprio grazie al supporto turco a scacciare Haftar dalla Tripolitania – altri aerei turchi, meno diplomatici come un cargo C-130 del 222nd squadrone,  sono partiti per Misurata da Istanbul. Su quella stessa pista, nel weekend appena trascorso stazionava un grande cargo C-17 Globmaster qatarino. Doha sulla Libia, e su buona parte dei dossier di politica estera. è allineata con Ankara nel quadro dello scontro intra-sunnismo con le monarchie del Golfo.

Anche dal vicino Egitto (che in quel quadro appena citato sta col Golfo, e sulla Libia e sul Mediterraneo contro la Turchia) ci sono stati dei voli verso la Libia orientale. Il 6 giugno un Gulfstream egiziano è volato molto alto verso la Cirenaica: là ci sono gli interessi del Cairo, sia dietro Haftar (in via di sganciamento) che sulla regione (da sempre, e per il futuro).

In quello stesso giorno, mentre l’ambasciata americana in Libia avallava il lancio di un piano diplomatico per la Liba dall’Egitto, un E-6A Mercury decollato dalla base tedesca di Ramstein – sede dell’Air Force Europa e Africa – bazzicava in perlustrazione il Mediterraneo orientale, dalla Liba all’Egitto, dalla Grecia alla Siria.

In mattinata un Dassault dell’Aise, l’intelligence estera italiana, è decollato da Ciampino diretto verso Benina. Una rotta tipica, dimostrazione di come i servizi italiani gestiscano la partita su entrambi i lati dello scacchiere libico (partita che richiede l’implementazione del decisore politico).

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