Skip to main content

Ecco la legge con cui la Cina vuol cancellare Hong Kong

L’anniversario dell’handover per Hong Kong si prospetta drammatico. Quando il primo di luglio saranno 23 anni dalla riconsegna inglese dell’ex colonia a Pechino, il Porto Profumato potrebbe trovarsi stretto nella più spinta e severa delle misure di cinesizzazione: la nuova Legge sulla sicurezza nazionale. Il Comitato permanente del Partito Comunista cinese ha avviato le procedure di votazione, e forse già tra poche ore separatismo, sovversione, terrorismo e collusioni con Paesi stranieri potrebbero essere i crimini di cui chi scende in strada a manifestare potrebbe essere incolpato.

Ossia, sarebbe la fine delle proteste che da marzo dello scorso anno hanno caratterizzato il paese. Nate come un moto popolare contro una legge sull’estradizione che rischiava di far subire ai cittadini hongkonghesi il sistema giudiziario cinese, le manifestazioni sono diventate una sorta di guerriglia civile. Vettore per richieste di democrazia e sganciamento dalla Cina. Qualcosa che Pechino non può tollerare: impossibile per il segretario del Partito, il capo dello stato Xi Jinping, pensare che esca fuori controllo una delle Cine (definizione geopolitica per indicare gli ambiti interni problematici e i contenziosi in corso alla Repubblica popolare, da Taiwan al Mar Cinese, dal Tibet allo Xinjiang).

Non sarà “una tigre sdentata” è il commento cinese alla legge in approvazione riportato da Guido Santevecchi — corrispondente da Pechino del CorSera. Servirà da deterrente e potrebbe includere anche sistemi di retroattività — non è chiaro quanto a lungo potrà scorrere indietro nel tempo, ma è anche possibile che i termini siano elastici per favorire gli interessi del Partito. Il fronte diplomatico ha convocato una manifestazione per l’1 luglio alle due del pomeriggio al simbolico Victoria Park, ma le autorità locali (che sono mosse col joypad da Pechino) hanno già proibito ogni assembramento — e domenica hanno arrestato con violenza oltre cinquanta persone che partecipavano a un‘assemblea pacifica.

Pechino dipinge come eversivi tutti coloro che manifestano. I manifestanti hanno la colpa di essere cascati nel tranello cinese: esasperare la violenza in strada serve a stringere la cinghia sulla sicurezza per soffocare diritti e ambizioni. “Non avrà successo” qualsiasi tentativo da parte degli Stati Uniti di intralciare l’introduzione della legge”, ringhia il ministero degli Esteri cinesi, che annuncia restrizioni dei costi diplomatici Usa.



×

Iscriviti alla newsletter