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Tensioni India-Cina. Spunta un campo militare cinese in territorio indiano

Secondo una dichiarazione rilasciata mercoledì da Delhi il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, e il ministro degli esteri cinese, Wang Yi, “hanno ribadito che entrambe le parti dovrebbero attuare sinceramente il disimpegno e la de-escalation che è stata raggiunta dai rispettivi alti comandanti il 6 giugno”. Però, secondo un’immagine del satellite Maxar, la Cina avrebbe costruito altre strutture militari da campo nell’area in cui il 15 giugno c’è stato il più sanguinoso scontro con l’India dal 1975. Venti morti e quasi ottanta feriti confermati indiani, altri cinesi su cui ci sono state zero comunicazioni.

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Tutto dovuto a una vicenda intrecciata: lungo la Line of Actual Control (LAC, la linea di confine contesa tra le due potenze nucleari) è un susseguirsi di screzi arrivati a un massimo per via dell’avvio, da parte indiana, alla costruzione di una strada frontaliera. L’infrastruttura potrebbe essere usata come facilitazione logistica militare, e dunque metterebbe la Cina in svantaggio in quella zona della valle di Galwan nell’area disputata di Ladakh, territorio himalayano a migliaia di metri di altitudine — oltre i 4000, la zona più remota degli oltre tremila chilometri di LAC. Pechino s’è infuriata; Delhi ne rivendica la legittimità su un territorio che ritiene sotto la propria amministrazione (e accusa la Cina di avergli sottratto già 38mila chilometri quadrati).

Da quanto emerge secondo la Reuters, il campo militare cinese (di grandi dimensioni) si trova appena all’interno della parte indiana della LAC, e fonti militari di Delhi citate sui media internazionali sostengono che l’installazione sia stata costruita nel lasso di tempo tra i colloqui di alto livello del 6 giugno e la guerriglia a colpi di mazze ferrate e pugnali di bambù del 15. Ossia, mentre si cercava un’intesa, Pechino andava avanti con i propri interessi in silenzio.

La situazione di tensione che si è innescata è stata trattata differentemente da India e Cina. Se Delhi ha dato spazio alle proteste anti-cinesi (probabilmente anche come cortina fumogena contro le accuse al governo per l’impreparazione dimostrata nella pandemia), Pechino ha fornito molti pochi dettagli dell’accaduto e della situazione in genere. La Cina è consapevole di avere una maggiore preparazione militare e intende probabilmente chiudere la partita con una riduzione delle schermaglie (e della tensione politico-diplomatica) a proprio vantaggio. Nessuno dei due Paesi accetta la LAC, e nessuno dei due accetta le modifiche proposte dall’altro su quella linea di contatto frastagliata, resa lasca anche per la presenza di laghi, fiumi e ghiacciai che la demarcano.

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