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Nell’era dei big data e delle fake news, l’informazione “certa” fa la differenza

Di Paolo Ghezzi

Il migliore antidoto contro le fake news è nell’educazione di chi consuma informazione e nella crescita nella qualità dell’informazione, a partire da quella pubblica. La sfida da vincere è quella di ridurre la distanza tra la domanda e l’offerta di informazione di qualità e contribuire a ridare fiducia al nostro sistema.

L’esplosione della società digitale ha innescato una vertiginosa crescita dei dati a nostra disposizione e, per converso, reso sempre più difficile capire quali fonti siano da ritenere affidabili e quali no. Dal canto loro, le imprese si stanno rendendo conto dell’importanza di raccogliere, analizzare e integrare il maggior numero di informazioni possibile per effettuare le proprie scelte in modo consapevole, limitare le variabili di rischio e cogliere nuove opportunità.

Se le fake news sono una patologia (anche) del sistema economico, il Registro delle imprese delle Camere di commercio – gestito da InfoCamere – è l’antidoto specifico da usare. Senza controindicazioni e con dosaggio “quanto basta”. Strumenti come la visura, il bilancio o l’assetto societario, ottenibili on-line dal Registro delle imprese, sono indispensabili per conoscere meglio il proprio spazio (piccolo o grande che sia) di mercato. Operazioni che grazie agli strumenti digitali, sono oggi più semplici da fare e sempre più alla portata di tutti.

Per far bere il cavallo, però, non basta portarlo alla fontana: deve avere sete. La cultura dell’informazione economica nel nostro Paese – la “sete”, per stare alla metafora –  è in serio ritardo rispetto ad altri Paesi, soprattutto tra le piccole e piccolissime imprese. Se pensiamo che il 95% delle imprese italiane ha meno di 5 addetti e che, fino a non molto tempo fa, 4 su 10 dichiaravano di poter fare a meno di internet, capiamo la portata del problema.

L’uso dei dati è sempre più centrale nelle strategie e nella gestione del business delle grandi e medie imprese; ma è indispensabile anche per le più piccole, fino al singolo imprenditore. Nell’era dei Big Data non bisogna farsi ingannare  e pensare di essere troppo piccoli per gestirli.  La sfida in cui siamo ingaggiati – come InfoCamere e come sistema camerale – è quella di raggiungere queste realtà, più fragili ed esposte agli effetti delle fake news. Un fenomeno difficile da combattere perché agisce in modo sistemico su tutta la società, intaccando la fiducia che è alla base delle relazioni economiche. L’esplosione della pandemia ha complicato uno scenario già difficile, aggiungendo incertezza. Ma offre anche spiragli di ottimismo, nella misura in cui si sta rivelando un acceleratore della trasformazione digitale.

Nel mondo “next-normal” – la nuova normalità in cui stiamo cominciando a muoverci  –   comportamenti sociali e attività economiche saranno determinati sì dall’esigenza di prevenire ritorni pandemici, ma sempre più saranno influenzati dal fattore digitale.

Negli ultimi anni la crescita dei dati e delle informazioni a nostra disposizione è stata vertiginosa. Viviamo già in una data driven economy. Per tenere il passo di questi fenomeni serve una cultura digitale diffusa. La rete è una grande risorsa, ma non è possibile fermarsi alla risposta di un motore di ricerca per prendere una decisione, soprattutto se questa ha risvolti economici. Serve un’abitudine alla verifica dei dati e una conoscenza delle fonti. A partire da quelle pubbliche che sono ricchissime.

Conoscere il proprio mercato attraverso dati affidabili e certificati è la prima regola di qualunque imprenditore. Così come saper leggere un bilancio. A partire da quello dei propri partner o prospect. Nel Registro sono iscritte, per legge, tutte le imprese operanti in Italia (ad oggi poco più di 6 milioni) e tutte le modifiche dell’attività, degli amministratori, il deposito di atti e documenti che le riguardano sono disponibili online praticamente in tempo reale sul portale registroimprese.it. Nella visura camerale sono riportati i dati legali e anagrafici dell’impresa: la denominazione, la forma giuridica, la sede, il codice fiscale, il tipo di attività svolta e altri elementi relativi agli organi di amministrazione e alle cariche sociali. È il documento che garantisce l’effettiva esistenza dell’impresa, nonché la pubblicità legale di tutti gli atti che la riguardano, permettendo ai cittadini di ottenerne informazioni specifiche e valutarne l’affidabilità. E alle imprese di presentarsi ai partner – anche quelli internazionali, visto che è direttamente tradotta in inglese – con un biglietto da visita “certificato”. Allo stesso modo, il bilancio di un’azienda fa fede quanto agli aspetti finanziari e patrimoniali della sua attività, oltre a contenere utili informazioni sull’evoluzione della gestione dell’impresa riportate nella nota integrativa.

In queste settimane InfoCamere sta sostenendo le Camere di commercio per fare arrivare alle imprese un messaggio di fiducia: un’informazione economica di qualità, comprensibile e affidabile. Lo sta facendo offrendo ad ogni imprenditore l’accesso a tutti i dati della propria impresa direttamente tramite lo smartphone e senza alcun onere attraverso il cassetto digitale dell’imprenditore all’indirizzo impresa.italia.it. Oltre 650mila imprenditori lo stanno utilizzando con una crescita degli accessi del 30% solo nel periodo di lockdown.  Complice la pandemia, il cavallo comincia ad avere più sete.

 

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