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L’interesse nazionale in Libia. Ecco di cosa ha discusso il Copasir (con il capo dell’Aise)

In Libia, oggi, è la Turchia, non l’Italia, a dare le carte. È questo il quadro emerso durante l’audizione al Copasir del direttore generale dell’Aise Gianni Caravelli. Giovedì mattina il numero uno dell’Agenzia per il Servizio esterno si è intrattenuto con i parlamentari del comitato bipartisan per una panoramica a 360° su due scenari che vedono l’Italia in prima linea e che lui conosce bene: la Libia e l’Afghanistan.

Il bilancio tracciato dal generale secondo fonti parlamentari sarebbe nettissimo: l’Italia “esce ridimensionata” dal capovolgimento di forze sul campo con l’intervento delle forze turche e la battuta in ritirata del Feldmaresciallo della Cirenaica Khalifa Haftar. Fatto salvo l’attivismo del ministro degli Esteri Luigi Di Maio fra Tripoli e Ankara per recuperare spazi negoziali, il quadro non è roseo per gli interessi nazionali.

Filtra nervosismo da parte del governo di Fayez al-Sarraj che non sarebbe entusiasta di veder sventolare la bandiera turca sul campo. I rappresentanti del governo onusiano “chiedono maggiori risorse all’Italia”, spiega una fonte a conoscenza del dossier, “e vorrebbero ridurre la dipendenza dalla Turchia”. Insomma, la diplomazia è cosa buona e giusta ma se è accompagnata da risorse finanziarie e militari è ancora meglio.

L’altro fronte emerso nell’audizione a Palazzo San Macuto è quello americano. Non solo a Tripoli, anche al contingente di Africom “non piace la posizione dominante acquisita dalla Turchia”. L’irritazione sarebbe emersa a margine dell’ultimo briefing settimanale. Politicamente, il nodo non è facile da districare. La Turchia è infatti un membro chiave della Nato e questo non facilita un’aperta condanna degli americani.

Alcuni membri del comitato parlamentare starebbero valutando l’idea di proporre la settimana prossima l’istituzione di una autorità delegata del governo per “seguire H24 il dossier libico”. Dalla panoramica di Caravelli d’altronde emerge un netto restringimento degli spazi di manovra italiani che, sostengono alcuni membri, richiede uno sforzo extra.

Caravelli conosce bene il terreno: da vicedirettore dell’Aise negli ultimi anni ha seguito in prima persona l’attività di intelligence sul campo ed è conosciuto per godere della stima sia del fronte tripolino che di quello di Tobruk.

Conosce bene anche l’Afghanistan, dove è stato fra l’altro capo dell’unità di consiglieri della missione Onu e consigliere militare del rappresentante del Palazzo di Vetro Staffan De Mistura. Anche qui le prospettive non sono delle migliori. Il ritiro delle forze della coalizione internazionale, che secondo la road map sarà completato per la primavera del 2021, renderà friabile il terreno su cui si sta costruendo il fragile accordo fra governo e talebani.

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