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Ecco come Usa e Italia guidano la coalizione anti Isis (occhio a Africa e Sahel)

Oggi pomeriggio si è svolta la videoconferenza dei 32 membri del gruppo ristretto della Coalizione globale anti Daesh, copresieduta dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dal segretario di Stato statunitense Mike Pompeo. La riunione virtuale, si legge in una nota della Farnesina, ha consentito ai presenti di ribadire il sostegno agli sforzi della Coalizione, nell’ottica del conseguimento di una sconfitta duratura di Daesh. Il ministro Di Maio ha ricordato l’incessante impegno dell’Italia nella lotta al terrorismo e a sostegno delle popolazioni locali in Iraq e Siria. Il capo della Farnesina ha quindi auspicato il prosieguo della riflessione sul possibile coinvolgimento della Coalizione anti Daesh nella regione dell’Africa occidentale e del Sahel. Il ministro Di Maio ha poi confermato la disponibilità italiana a ospitare, non appena le condizioni lo consentiranno, la riunione plenaria degli 82 membri della Coalizione.

“La coalizione ha ribadito la sua convinzione che questo sforzo globale è necessario per ottenere una sconfitta completa e definitiva dello Stato islamico in tutto il mondo”, recita il comunicato congiunto. La Coalizione globale, si legge ancora, “ha dimostrato di essere un veicolo coeso e che sa adattarsi, che ha sostenuto questo importante sforzo attraverso linee di sforzo di stabilizzazione, politiche, militari e di contrasto”.

La riunione di oggi è servita, come spiegato a Formiche.net dalla viceministra degli Esteri Emanuela Del Re, “per fare il punto sullo stato delle attività della Coalizione e aggiornare la strategia di contrasto all’organizzazione terroristica – anche alla luce dell’emergenza sanitaria globale – in attesa di poter ospitare in Italia la plenaria, che sarà programmata non appena le circostanze lo consentiranno”.

“Lo Stato islamico è parzialmente risorgente”, aveva spiegato alcuni giorni fa a Formiche.net Lorenzo Vidino, direttore del programma sull’estremismo alla George Washington University, sottolineando come l’organizzazione sia “molto più forte rispetto a due o tre anni fa”. Due sono i territori in cui gli jihadisti stanno avanzato, spiegava l’esperto: “da una parte nel territorio originario del Califfato, cioè Iraq e Siria, con un aumento qualitativo e quantitativo di attacchi negli ultimi mesi; dall’altra parte in alcuni territori le province dello Stato islamico stanno avendo un impatto importante, come nel caso dell’Africa subsahariana, conquistando città e territori e confrontandosi con forze militari governative che spesso sono impreparate”. Secondo Vidino, quindi, “una delle grandi sfide è cercare di rifocalizzarci su certe problematiche presenti nonostante il coronavirus e anzi probabilmente rafforzate dall’epidemia”.


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