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Basta emergenza. Dalla politica al Covid-19, gli italiani vogliono la normalità. Report Swg

Ritorno al futuro, finalmente. Più della politica, più dell’intrattenimento e dei viaggi, gli italiani cercano una cosa: la normalità. È quanto emerge dall’ultimo Radar di Swg, una fotografia a 360° sull’Italia alle prese con i postumi del Covid-19.

PESSIMI PRONOSTICI

Rabbia, incertezza, pessimismo si intrecciano senza soluzione di continuità fra gli intervistati. Il 59% è sicuro che “l’economia non riuscirà a riprendersi per molto tempo”, il 55% che “nelle ultime 2 settimane la situazione economica è peggiorata”. Solo l’11% vede la luce in fondo al tunnel, e osa pronunciare la parola “ripresa”. E non c’è solo l’economia ad angustiare gli elettori. Il virus tornerà con una nuova ondata, dice il 34% di loro, o comunque non sarà mai debellato (28%).

UNO SPIRAGLIO

Fra tanto nero, però, si intravede qualche sfumatura di grigio. Nell’ultima settimana, sono cresciuti del 6% (11-17%) gli italiani che credono a un virus “completamente debellato” e al “ritorno alla normalità”. Di più: al 4 giugno, solo il 19% si dichiara di essere “molto preoccupato” del virus. Il 22 marzo scorso quel dato ammontava al 57%.

Tanti indicatori raccontano un’Italia che non si illude, ma neanche si dispera. Eloquente la tabella di Swg che elenca le attività in cui gli italiani si sentono più o meno sicuri. Stare al lavoro, spostarsi di comune, fare la spesa, visitare amici e parenti non è più un tabù, o lo è molto meno. Ci vorrà tempo, invece, per riprendere in serenità a usare i mezzi pubblici o ad assistere a uno spettacolo al chiuso (si fidano, rispettivamente, solo il 28 e il 27% degli italiani).

 

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Anche lo shopping è la spia di un ritorno alla normalità sempre più anelato. Calano le vendite online (46-40%), salgono quelle nei negozi, purché di grandi dimensioni (37%) o centri commerciali (32%).

POLITICA IN STALLO

Sul fronte politico, poco o nulla si smuove. Qualcosa sì: Azione di Carlo Calenda (3%) ha sorpassato Italia Viva di Matteo Renzi (2,7%). Fatta eccezione per i derby fra piccoli partiti, solo piccole oscillazioni. L’incertezza della Fase 2 non premia i partiti di governo (M5S da 16 a 15,8%, Pd da 19,5 a 19,1%). Neanche premia i partiti di opposizione “morbida”, come dimostra il caso di Forza Italia (da 6 a 5,6%).

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CHI LA DURA LA VINCE (MA NON TROPPO)

Ne esce meglio l’opposizione che si oppone, e scende in piazza per la prima volta dopo la quarantena. Il dato da rilevare è, di nuovo, la cavalcata di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che in una settimana è salita dal 13,9 al 14,4%. La Lega di Matteo Salvini rimane salda al timone, con il 27,3% (dal 27%). Se gli elettori apprezzano un’opposizione più battagliera e meno disposta alle tregue, non si fidano delle manifestazioni violente e virulente del dissenso.

Così l’esercito del “generale” Antonio Pappalardo, i Gilet arancioni riversatisi (in quantità modeste) nelle piazze italiane la scorsa settimana, manca l’obiettivo di farsi voce di opposizione. Solo il 2% degli intervistati crede “molto” alla causa, l’11% abbastanza, il 79% poco o niente. Un solo campanello d’allarme, in casa centrodestra: un elettore su cinque (22%) fra Lega e Fdi guarda con interesse ai gilet.

CONTROLLI E CONTROLLORI

Un fossato che davvero divide in due maggioranza e opposizione è dato dai controlli per il virus. Se elettori dem e pentastellati indossano più volentieri la pettorina di assistenti civici (rispettivamente il 69 e il 63% chiede più controlli e sanzioni), Lega e Fratelli d’Italia difendono il libera tutti (55 e 54% dicono che “non c’è bisogno di controlli e sanzioni”).



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