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Serraj sulla linea di Di Maio: più controlli sui migranti ma più aiuto da Irini

Sulla carta sembra un passo avanti verso un maggiore impegno nella lotta al traffico di esseri umani e quindi un maggiore aiuto nei confronti dell’Italia nel controllo dei flussi migratori. A Tripoli il premier libico, Fayez al Sarraj, ha consegnato al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, le proposte di modifica al memorandum firmato nel 2017 dai due Paesi dando la disponibilità ad assistere i migranti salvati nelle proprie acque territoriali e a vigilare sul pieno rispetto delle convenzioni internazionali come stabilito dall’Onu. Significa che la Guardia costiera libica si impegnerebbe a un maggiore controllo della propria area di competenza e, una volta riportate a terra, le persone che erano sui barconi non potrebbero più essere rinchiuse nei campi, ma otterrebbero la protezione internazionale.

Di Maio resta prudente e, nell’annunciare che le trattative per la modifica del memorandum cominceranno il 2 luglio, per ora si limita a dire che la questione va approfondita pur se le proposte libiche “vanno nella giusta direzione”. La garanzia della tutela dei diritti umani, impegno gravoso per Tripoli nell’attuale situazione, recepirebbe le richieste italiane e aiuterebbe il governo sul fronte interno visto che nella maggioranza non sono poche le posizioni rigide, più o meno dichiarate, contrarie agli accordi libici fin dai tempi di Marco Minniti. Infatti Matteo Orfini (Pd) non si fida delle promesse e resta nettamente contrario alla conferma dei finanziamenti alla Guardia costiera libica.

Le trattative sul memorandum sono un mezzo per restare nella partita diplomatica che, tra Turchia, Egitto e tutti gli altri protagonisti in prima linea, ha visto l’Italia in posizione troppo defilata. Di Maio, al ritorno dalla missione, ha ribadito che l’Italia ritiene inaccettabile una divisione della Libia, “anticamera di nuovi conflitti armati” che non sono mai la via maestra per la soluzione delle crisi. Il ministro sposa la posizione di al Sarraj sulla missione europea EunavforMed-Irini: i libici vogliono che la missione controlli anche i traffici d’armi a favore di Khalifa Haftar e dunque anche quelli via terra perché l’esclusivo controllo via mare danneggerebbe Tripoli.

“L’afflusso di armi nel Paese in violazione della risoluzione delle Nazioni Unite deve cessare”, ha detto Di Maio per il quale “un ruolo fondamentale in questo senso può essere svolto dall’operazione Irini”. “L’Italia è determinata ad assicurare che sia geograficamente bilanciata e possa operare garantendo efficacia e imparzialità”. I traffici via terra possono essere individuati solo dagli aerei di Irini e dunque, operativamente, non è chiaro come si potrebbe intervenire oltre a uno scambio di informazioni di intelligence. Il premier libico ha inoltre ringraziato il ministro Di Maio per il lavoro dei militari italiani che hanno individuato le mine sistemate dalle truppe di Haftar in alcune aree di Tripoli.

Si riparla di trattative con la Libia mentre sono in stallo le modifiche ai decreti sicurezza per le divergenze tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico e mentre i flussi aumentano per l’instabilità crescente in diverse aree: finora sono 6.195 gli arrivi di cui oltre 2mila tra bengalesi e tunisini. Non sarà facile far combaciare tutti i tasselli: l’impegno libico sui diritti umani e su un maggiore controllo delle frontiere avrà bisogno di prove concrete così come un maggiore ruolo di Irini (che forse Tripoli considera una contropartita) comporterà un dialogo anche con Bruxelles.

 

 

 



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