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Stop combattimenti in Libia (e a Sirte). L’appello di Maiteeg

“Il nostro obiettivo è sempre stato l’unità del nostro popolo e la sovranità territoriale del nostro Paese […] Spargere sangue libico non è una nostra scelta, e quando abbiamo la possibilità di riconquistare il territorio con mezzi politici, lo facciamo con orgoglio”. Il vicepresidente del Consiglio presidenziale libico, e vicepremier, Ahmed Maiteeg, ha diffuso una dichiarazione riguardo un punto centrale sulla crisi in corso: la presenza di forze straniere in Libia. “Forse è sfuggito ad alcuni che ci sono già truppe straniere non invitate nel nostro Paese. Ciò che il Gna sta cercando di fare è impegnare le maggiori potenze per fermare le spedizioni illegali di armi e le truppe in Libia in modo da poter fermare lo spargimento di sangue insensato”, dice Maiteeg.

Il vicepremier è impegnato da mesi in relazioni diplomatiche di massimo livello. Mantiene i rapporti aperti con la Russia, che ha piazzato asset militari in Cirenaica (ossia sul lato opposto di Tripoli); ha relazioni con la Casa Bianca tramite il consigliere per la Sicurezza nazionale; incontra regolarmente i partner turchi, che hanno permesso alle milizie della Tripolitania di sconfiggere Khalifa Haftar; è l’unico del Gna che mantiene un canale di comunicazione con gli egiziani.

Mercoledì, per ragioni tecniche, è stato escluso dalla visita lampo del ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, che ha incontrato il capo del Consiglio presidenziale, il premier Fayez Serraj, il suo omologo agli Esteri e il ministro degli Interni, Fathi Bshaga. Bashaga cura la questione riguardante i migranti, per questo è stato incontrato da Di Maio (che comunque tramite l’ambasciata italiana sta organizzando un meeting con il vicepremier). L‘aspetto è interessante perché tra Bashaga e Maiteeg c’è un dualismo interno al Gna. Il primo ha una visione più moderata della situazione, l’altro è più massimalista, vicino alla Fratellanza musulmana, e dunque parte in causa dello scontro con Haftar che considera i Fratelli un’organizzazione terroristica come da dottrina emiratina ed egiziana (e saudita), i grossi sponsor del capo miliziano.

Questo dualismo riguarda anche la battaglia di Sirte. Maiteeg chiede di evitare ulteriore spargimento di sangue, linea tenuta finora dal Gna, mentre Bashaga proponeva di attaccare a fondo. Giovedì la Turchia, attraverso il portavoce presidenziale, ha fatto sapere alla comunità internazionale che il Gna ha da tempo avviato le trattative su Sirte. Il ritiro viene considerato una “pre condizione“ per avviare colloqui finalizzati al cessate il fuoco. Distante su questo la posizione egiziana, che ha parlato della possibilità di entrare direttamente nel conflitto se il Gna dovesse spingere per riprendere la città della Libia centrale, sul Golfo omonimo.

Ankara ha parlato anche della liberazione della zona di Jufra, area in cui si trova una base haftariana che contiene jet russi. Il portavoce del presidente Erdogan ha anche sollevato un nota polemica: la Turchia continua a chiedere agli Stati Uniti di svolgere un ”ruolo decisivo” nella crisi libica, anche se Washington continua a mostrarsi reticente. È un messaggio? Uno dei motivi per cui gli americani si sono avvicinati alla Turchia è giocare di sponda per un bilanciamento nei confronti dei russi in Cirenaica.

(Foto: Twitter, @MaiteegAhmed)

 



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