Il partito di Conte? Pesca più nel Pd, che nel M5s. Lo dice a Formiche.net il giornalista e saggista, già al settimanale Oggi, Mauro Suttora, profondo conoscitore del mondo grillino che segue praticamente dai suoi inizi, che analizza il trend del movimento su cui si sta innescando un dibattito relativo a venti di scissione e equilibri futuri (oltre che presenti).
Uno, due, o niente? Il M5S si scinde, resta così e scompare oppure raddoppia con nuovo scheletro?
Se sono stupidi si scindono. Se sono intelligenti rimangono assieme. Se sono molto intelligenti riescono a tenere dalla propria parte anche Giuseppe Conte. Ma comunque non credo al sondaggio pubbicato ieri sul Corriere, secondo cui il M5S con il premier avrebbe il 24% dei consensi e separati solo il 12%. Anche l’ipotesi che i grillini assieme a Conte andrebbero al 30%, che il Corriere ha fatto circolare con i numeri di Pagnoncelli, mi sembra azzardata. Un mistero.
Anche tra i grillini le correnti, fino a ieri detestate dal popolo dei Vaffa, saranno risolutive, in un senso o nell’altro?
Le correnti ci sono sin dal primo Vaffa Day del 2007, quando le liste si chiamavano “Amici di Grillo”. Tutto il resto è solo ipocrisia. Ricordo che anche solo per scegliere la prima candidata sindaca a Roma nel 2008 ci fu una contrapposizione tra due fazioni e Roberta Lombardi perse per soli tre voti con 60 votanti in tutto, mentre la vincente ha lasciato il movimento. Le correnti sono sempre esistite anche se sottotraccia, pur in presenza di una certa ipocrisia da parte di Casaleggio che non le voleva, ma il dato è l’oggi. Se saranno scaltri come lo fu la Dc, allora le useranno: se per 40 anni sono riusciti a stare assieme Oscar Scalfaro e Aldo Moro, non vedo perché non potrebbero farlo ora Fico, Taverna e Di Battista.
Alessandro Di Battista in occasione della trasmissione Quarta Repubblica che andrà in onda questa sera su Retequattro ha detto: “Ieri ho parlato di congresso e delle mie idee e Beppe Grillo mi ha mandato a quel paese. Io ho delle idee e, se non siamo d’accordo, francamente, amen”. La frattura sui temi dirimenti come il Mes, il caso Regeni, l’Ue c’è già stata in fondo?
I Cinque Stelle non hanno ideologia e si vantavano di non averla, quindi sono riempibili da parte di qualsiasi valore e parola d’ordine. Ora l’unico timone è restare aggrappati all’attuale legislatura, in caso di voto verrebbero dimezzati. Per cui si muovono in modo opportunistico, il potere per il potere. In questa situazione paradossalmente proprio Di Battista è il più grillista dei grillini, forse più dello stesso Grillo che non ha la coerenza degli inizi. E’ più coerente con Grillo Di Battista che il comico. Quest’ultimo molto spregiudicatamente ha compreso che o il M5S resta al traino del Pd, oppure si va ad un nuovo governo o al voto. Mi ha molto stupito la durezza con cui Grillo ha attaccato Di Battista.
Cosa significa? Si sono rotti rapporti umani, oltre che progetti politici?
Penso che abbia stupito tutti, anche molti dei grillini. Dimostra che Grillo fa il comico e non è capace di fare politica, perché spingere Di Battista verso Paragone e il sovranismo è sbagliato: costa loro tra il 5 e il 10% di voti.
Il matrimonio del M5S col Pd che frutti ha portato?
Per il Pd è stato un disastro, lo dimostrano i numeri di Pagnoncelli secondo cui una eventuale Lista Conte pescherebbe proprio tra i dem e non solo tra i grillini. Il Pd scenderebbe al 16, addirittura sotto FdI, e non più al 20-22% senza la lista del Premier. Conte va a succhiare proprio nel Pd: ecco il grande miracolo di Bettini e Zingaretti.
La postura in politica estera non è un elemento secondario. La scelta alla Farnesina l’ha stupita?
Non c’è guida su dossier strategici come caso Regeni, energia, geopolitica, se penso ai predecessori come Enzo Moavero Milanesi o paolo gentiloni qualcosa è stato fatto rispetto all’oggi. Di Maio alla Farnesina è folklore puro. Per nostra fortuna sono aperti altri canali, penso al Commissario Ue Gentiloni o al Presidente del Parlamento Sassoli.
Come giudica la scelta, temporale e di merito, degli Stati Generali a Villa Pamphilj?
Riprendo le sagge parole del Capo dello Stato che ha detto di aspettare i fatti. In sostanza una stroncatura netta. Siamo diventati il paese dei festival: quindi comprendo la posizione delle opposizioni su questo tema. Mi pare che Antonio Polito sul Corriere della Sera di qualche giorno fa abbia detto tutto: scivoliamo in eventi pittoreschi.
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