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Libia, accordo sul petrolio. Ma la Russia…

Le forze fedeli al signore della guerra dell’Est libico, Khalifa Haftar, sono disposte a porre fine al blocco dei giacimenti petroliferi del Paese, aprendo la strada a un cessate il fuoco, a seguito dei colloqui tra le Nazioni Unite, gli Stati Uniti, la Francia e l’Egitto. La ripartenza del petrolio annunciata lunedì è uno degli elementi centrali e più delicate dell’attuale fase, in cui la ricerca della stabilizzazione si deve conciliare con gli interessi delle fazioni libiche e le ingerenze dei vari attori esterni (sempre più agguerriti). La notizia sul petrolio era stata anticipata su queste colonne dall’esperto Daniele Ruvinetti, che tramite informazioni da Tripoli sabato prevedeva che la situazione si sarebbe sbloccata “nelle prossime 24 ore”.  “La Noc — scrive la petrolifera statale in una nota — ha determinato che l’accordo garantirà la trasparenza e che le entrate petrolifere raggiungeranno la giustizia sociale per tutti i libici. La società intende inoltre che l’accordo includerà soluzioni per proteggere le strutture petrolifere e assicurarsi che non vengano mai più utilizzate come obiettivo militare o leva di contrattazione politica”.

Il presidente della società, Mustafa Sanalla, ha a lungo sollecitato una forza della Noc in grado di difendere i giacimenti petroliferi, i gasdotti e i terminali di esportazione, che in molti casi sono in mano agli uomini di una milizia specializzata e alle unità armate di tribù locali — che hanno sovente cambiato casacca nel corso del conflitto. Sanalla ha anche denunciato lo spostamento di mercenari russi nel giacimento petrolifero di Sharara nel sudovest e nei pressi dell’aeroporto di Ras Lanuf (in mezzo alla Mezzaluna petrolifera), dicendo: “Il petrolio della Libia è per il popolo libico, e io respingo completamente i tentativi da parte di Paesi stranieri di impedire la ripresa della produzione di petrolio […] Non abbiamo bisogno di mercenari russi e di altri stranieri in Libia”. Anche l’inviata speciale delle Nazioni Unite, Stephanie Williams, ha espresso la sua frustrazione per la presenza di truppe russe nei giacimenti petroliferi e una nota di protesta è stata diffusa anche dal dipartimento di Stato.

 


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