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Il Parlamento voti sul Mes. Così Monti attacca Conte (ma Renzi lo difende)

Un (ex) premier lo promuove a pieni voti, l’altro lo boccia. Chissà se Giuseppe Conte si aspettava due giudizi così opposti dai suoi predecessori. Matteo Renzi da una parte, Mario Monti dall’altra. A Palazzo Madama è il giorno dell’informativa prima del Consiglio europeo. Sarà solo interlocutorio, garantisce il premier, i conti in tasca si faranno a quello successivo, si spera.

Il copione di Montecitorio, dove ha parlato poco prima, si ripete tale e quale. Dalle opposizioni, anzi da Lega e Fdi, inizia il tiro al piattello, dirige Matteo Salvini. Poi l’intervento dell’altro Matteo, il senatore di Rignano sull’Arno. Renzi difende a spada tratta Conte. Il suo intervento in aula “è pienamente condivisibile”. Poi ancora: “Devo riconoscere che molti degli impegni presi stanno diventando realtà”. Infine un appello accorato: “Presidente, si faccia valere, siamo con lei”.

Su uno dei tanti pomi della discordia in casa rossogialla, il Mes, il leader di Italia Viva ha le idee chiare, “Io sono a favore”. Però, aggiunge, “lo scenario è cambiato ed è riduttivo parlare solo di questo, quello su Mes è un dibattito piccolo”. Un altro assist al premier, che ha preferito un po’ salomonicamente rimandare a settembre il verdetto finale. Sembrano lontani i tempi degli ultimatum al Conte-bis, sono passate solo tre settimane.

Conte non fa in tempo a incassare l’elogio dell’alleato-avversario che deve registrare un affondo non banale. Arriva da Mario Monti, l’ex premier col loden che certo non ha risparmiato qualche critica al premier negli ultimi mesi. “La decisione di derubricare da ‘comunicazioni’ a semplice ‘informativa’ l’intervento del presidente del Consiglio in Parlamento in vista del Consiglio europeo del 19 giugno viola la lettera e lo spirito della legge 24 dicembre 2012, n. 234”, dice in un comunicato.

Il dibattito sul Mes va parlamentarizzato, spiega il senatore a vita riecheggiando una battaglia che per prima ha imbracciato Più Europa di Emma Bonino. “Risulta che il governo e la maggioranza abbiano deciso così per evitare il rischio che, essendovi al loro interno contrasti sull’opportunità o meno di utilizzare i fondi del Mes, tale contrasto emergesse al momento del voto su una risoluzione della maggioranza, dopo le “comunicazioni” del presidente del Consiglio”.

Troppo facile bollare il prossimo appuntamento a Bruxelles come “non risolutivo” pur di rimandare in là il problema, continua Monti, perché “la lettera di convocazione del Presidente Charles Michel chiarisce bene che “la riunione di venerdì dovrà marcare un passo fondamentale verso un accordo alla successiva riunione fisica del Consiglio”.

In effetti il dibattito a Palazzo Madama conferma come tutt’altro che chiusa la vicenda Mes. Di fronte al Movimento Cinque Stelle che, ormai quasi all’unisono, cala il sipario sul fondo salva-Stati, ecco che ci pensa il Pd a riaprirlo, con il capogruppo Andrea Marcucci. “Per noi del Pd è una questione definita”. Cioè finita? Niente affatto. “Riteniamo che sul Mes il governo abbia fatto un buon lavoro, abbia ottenuto molto e oggi non costa niente e ha finalità importanti”.

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