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Perché il Green Deal sarà la spina dorsale del piano di recupero post-Covid19

“Il Green Deal è un importante obiettivo strategico per il prossimo decennio”, ha spiegato Cristian Bușoi, europarlamentare romeno che presiede la Commissione Industria dell’assise di Bruxelles. La capitale Ue è la cornice del Brussels Forum del German Marshall Fund, evento organizzato annualmente dal think tank americano e che raccoglie ogni anno panelist da tutto il mondo, impegnati nel ragionare su policy riguardo le politiche internazionali del futuro.

Il Green Deal al centro della discussione è un progetto ambizioso e altamente futuribile dell’Unione europea attraverso il quale non solo rendere meno dannosi e più sostenibili le produzioni (energetiche e non solo) e i consumi dei cittadini dell’Unione, ma con cui lanciare un nuovo approccio sociale da cui spingere l’economia. Nella visione della Commissione Europea, il Green Deal “trasformerà l’Unione Europea in una società giusta e prospera, con un’economia di mercato moderna e dove le emissioni di gas serra saranno azzerate, e la crescita sarà sganciata dall’utilizzo delle risorse naturali”.

L’argomento è vasto. “C’è un’enorme consapevolezza e persino un supporto appassionato per l’azione per il clima tra i lavoratori, ma allo stesso tempo anche molte paure”, ha spiegato Luca Visentin, segretario generale della European Trade Union Confederation. Si passa dalla possibilità di spingere la Green Economy come motore produttivo, e dunque lavorativo, alle riduzioni delle emissioni. Il momento è proficuo? Possibile: un punto di sicuro contatto tra tutti i relatori è questo: la pandemia è un momentum, un passaggio che ha creato scatti in dinamiche che procedevano in via inerziale e a velocità ridotta.

Sfruttarlo è considerata l’occasione per chi crede in progetti del genere. “Abbiamo visto che i prezzi del petrolio, i prezzi del gas sono estremamente bassi in questo momento. Questa è un’opportunità perfetta per gli Stati membri per fermare inefficienti, sovvenzioni di combustibili fossili, in questo momento”, ha detto Megan Richards, direttrice fino allo scorso anno della Energy Policy in DG Energy (ENER) alla Commissione Europea.

“Abbiamo molte opportunità sul fronte tecnologico di accelerare e implementare: alcune di queste tecnologie sono pronte, hanno solo bisogno di supporto politico. Hanno anche bisogno di accettazione da parte del pubblico però”, ha aggiunto Philippe Ducom, presidente di Exxon Mobil Europa, filiale del colosso energetico americano.

“Clean, safe, prosper”, ha detto Ducom. “Non possiamo più scegliere” tra prosperità e salvaguardia del pianeta, aggiungeva Visentin. “Quando usiamo gas e petrolio, emettiamo CO2. Questa CO2 ha un costo per la società. Il modo migliore per riconoscere che è quello di mettere un prezzo sul carbonio”, aggiunge ancora Ducom. C’è un sostanziale allineamento, profondo e collettivo, che supera le iniziative anti-scientifiche e scoordinate di singoli governi.

“Ci sono stati enormi incrementi da parte dell’industria (si parlava del rispetto dei protocolli ambientali, ndr). Dove dobbiamo fare ancora più progressi è nelle singole famiglie”, è stato l’avviso di Richards.

(Foto: European Commission)


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