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La fiaba, la pandemia e il web. L’attualità di Rodari secondo il cardinale Zuppi e Augias

È da un passo del Vangelo di Matteo che scaturisce il ricordo di un grande creatore del nostro tempo, a cento anni dalla sua nascita. Stiamo parlando di Gianni Rodari, scrittore, poeta, giornalista, pedagogista, e delle sue “Favole al telefono”, l’opera da cui si è partiti per un confronto sui valori collettivi organizzato, in webinar, da GSE in collaborazione con la Fondazione De Sanctis.

IL VANGELO DI MATTEO, E IL RICORDO DI RODARI DEL CARDINALE ZUPPI

“Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli”, leggiamo infatti nel Vangelo di Matteo (18, 1-5). Citato in questa occasione da un altro Matteo, l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi.

“Un’espressione evangelica curiosa, molto esigente, chiarissima”, spiega il cardinale ricordando lo scrittore italiano scomparso, autore di “Grammatica della fantasia”, specializzato in letteratura dell’infanzia, e che ogni italiano ha incontrato in qualche modo nella propria vita: per vie traverse, a scuola, da piccoli, da fratelli e sorelle, da genitori.

LE FAVOLE AL TELEFONO DI GIANNI RODARI

Nel testo di Rodari viene narrata la vicenda di un ragioniere, un rappresentante farmaceutico varesino, un papà, che, condannato al pendolarismo in giro per l’Italia, si cimenta, ogni sera alle nove in punto, nel raccontare una favola al telefono alla propria figliola. Facendo puntualmente commuovere le centraliniste che origliavano la conversazione.

Un preannuncio della società della comunicazione che è venuta a delinearsi soltanto mezzo secolo dopo? Di certo c’è che sotto molti aspetti l’opera di Rodari, che ha in sé la caratteristica dell’intramontabilità, è capace anche di offrire lucide analisi sociali, rappresentando una complessità che andava già prefigurandosi ma che allo stesso tempo, come solo i grandi sanno fare, veniva restituita in una forma architettata sulla semplicità, la chiarezza e l’immediatezza.

LA FORMA DELLA FAVOLA E LE PARABOLE EVANGELICHE

“Rodari nella sua poesia e intelligenza sapeva parlare ai bambini e quindi sapeva parlare a tutti. La semplicità di Rodari non è superficialità, tutt’altro”, commenta il cardinale Zuppi. “Parlare ai bambini è la cosa più semplice e più difficile allo stesso tempo, che richiede di liberarsi dal parlarsi addosso, dal narcisismo, dalle conversazioni futili, dalla scambiare la profondità con tortuosità. Non è affatto così, anzi”.

Una forma, quella della favola di Rodari, che sotto alcuni aspetti si accomuna alle parabole evangeliche utilizzate da Gesù per comunicare con le persone che incontrò durante la sua vita. “Uno dei linguaggi più importanti del Vangelo sono le parabole, che chiaramente non possiamo assimilare alle favole, ma allo stesso modo ci introducono in una immaginazione che aiuta a capire la realtà. Di questo oggi ne abbiamo sempre più bisogno”, commenta il cardinale.

LA RIVOLUZIONE “POETICA” DELL’OCCIDENTE PER PAPA FRANCESCO

Ciò per il fatto che “troppo spesso siamo cinici, viviamo in un iperrealismo in cui pensiamo di capire tutto, di stabilire su tutto un rapporto causa effetto, e uccidiamo la poesia. La poesia ci sembra illusoria, ingenua, finiamo per vedere la vita dal buco della serratura convinti che da lì capiamo tutto quanto, pur attratti da quello che vediamo, e allo stesso tempo ci sembra che dobbiamo nascondere quello che riusciamo a scoprire”.

D’altronde lo ha sintetizzato bene Papa Francesco in un testo inedito pubblicato di recente all’interno di un volume della Lev, esprimendo l’auspicio “che l’Occidente recuperi dall’Oriente il senso della poesia”. Riferendosi cioè al “senso della contemplazione, del fermarsi e donarsi un momento di apertura verso se stessi e gli altri nel segno della gratuità, del puro disinteresse”. “Senza quel di più della poesia, senza questo dono, senza la gratuità, non può nascere un vero incontro, né una comunicazione propriamente umana”, è quanto scrive Bergoglio commentando la raccolta di suoi discorsi intitolata “Diversi e uniti. Comunico quindi sono”.

LA SEMPLICITÀ DI RODARI CONTRO LA VIRTUALITÀ ILLUSORIA

Il richiamo alla società della comunicazione social, dell’infosfera che trasforma l’essere umano confondendo il reale e il virtuale in un universo “onlife”, per citare il filosofo Luciano Floridi, è poi immediato oltre che necessario. “Viviamo oggi un mondo virtuale in cui ci costruiamo veramente un mondo di favole, che non esiste, illusorio con immagini che non corrispondono alla realtà, con profili che non corrispondono a noi stessi, con un’attenzione all’apparenza che non corrisponde, se non raramente, alla sostanza”, è il commento amareggiato di Zuppi.

Il cardinale però ricorda come, al contrario, “l’intelligenza e acutezza di Rodari è quella di farci capire la vita, di farci entrare nella vita con tanta poesia e non c’è niente da fare, quelli che riescono a parlare ai bambini, che trovano le parole che i bambini capiscono, in realtà parlano a tutti. E ci aiutano a capire la vita così com’è”.

ZUPPI: LE FAVOLE DI RODARI CI AIUTANO AD APRIRE GLI OCCHI

Allora accade che “le favole ci aiutano ad aprire gli occhi, e a non vivere in un mondo di favola ma a capire la vita con quel sentimento che è indispensabile proprio per capire la vita”, spiega Zuppi, oggi alla guida dell’arcidiocesi che fu del cardinale Giacomo Biffi, uno dei attenti e originali lettori del Pinocchio di Carlo Collodi, in particolare per mezzo del saggio “Contro Mastro Ciliegia” con il quale svelò l’afflato religioso di un altro dei più grandi autori della letteratura italiana. 

Una comprensione del reale ancora più necessaria, inoltre, in un momento critico come quello del coronavirus. “Un tempo di pandemia in cui tutti siamo stati costretti a cercare l’essenziale, perché il molto che avevamo era d’un tratto scomparso, e abbiamo capito che molto di quello che avevamo non era poi così importante”, dice Zuppi. Favole e valori possono perciò, in conclusione, camminare insieme? “Certamente sì, quando hanno una finalità educativa”, risponde il cardinale.

CORRADO AUGIAS RICORDA GIANNI RODARI 

Una finalità che però contraddistingue dalle altre la prosa di Rodari. “Rodari è stato un grande creatore di fiabe, un grande scrittore e giornalista per alcuni specifici aspetti, in primo luogo legati alla scuola”, ha proseguito lo scrittore Corrado Augias. “È stato un insegnante strategico, fondamentale, che ha trovato la chiave per capire i bambini, che sono creature sfuggenti”.

Nella struttura classica della fiaba infatti, ha ricordato Augias, è cosa nota che spesso “si mette in luce quale universo segreto, pieno di incubi, crudeltà, delitti, sangue, orchi, lupi, si celi dietro gli istinti umani”. Un mondo che cioè emerge in una forma figurata ma composta, in gran parte, di tenebre e di oscurità. Non a caso, ricorda lo scrittore, quando il padre della psicanalisi Sigmund Freud arrivò a New York, guardando il profilo dei grattacieli, disse: “Non sanno che siamo venuti a portare la peste”.

AUGIAS: RODARI METTE IN LUCE L’ASPETTO LUMINOSO DELLA VITA

“Voleva dire che l’America timida, puritana e reticente sui problemi sessuali, si apprestava a scoprire, con la psicanalisi, che sarebbe diventata il contrario”, spiega Augias. “In quanto la psicanalisi, totalmente slegata da ogni valore etico, porta in superficie, rivela e grida tutti quelli che sono gli impulsi sessuali più nascosti, vergognosi e proibiti, cercando di analizzarli”.

Tutto il contrario di quanto accade invece nei libri di Rodari, in cui l’autore italiano “mette in luce l’aspetto luminoso, sorridente, giocoso, e in questo senso profondamente educativo della favola, e io per questo lo ricordo”, commenta Augias. “Spero che si condivida questa qualità di ricordo di Gianni Rodari”.


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