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Sanzioni Ue al Venezuela. Maduro risponde cacciando l’ambasciatore

Il leader del regime in Venezuela, Nicolás Maduro, ha dato poche ore all’ambasciatrice dell’Unione europea, Isabel Brilhante Pedrosa, per fare le valigie e lasciare il territorio venezuelano. È questa la risposta del governo socialista alle nuove sanzioni europee.

“Ho deciso di dare 72 ore all’ambasciatrice dell’Ue a Caracas per abbandonare il nostro Paese”, ha detto Maduro. Ed è stato anche lungimirante sulla logistica: “Possiamo prestarle un aereo purché se ne vada. Adesso sistemiamo le cose con l’Ue. Se non ci vogliono, possono andare via. Se non rispettano il Venezuela, via. Bisogna rispettare il Venezuela nella sua integrità, come nazione, come istituzione”.

Per il leader del regime, queste nuove sanzioni svelano una “posizione arrogante” dell’Europa, che agisce con “suprematismo e razzismo”: “L’Unione europea finisce nella coda del presidente Donald Trump. Che vergogna, vero? Ventisette Paesi in ginocchio a Donald Trump e le sue politiche di aggressione sul Venezuela”.

L’annuncio arriva dopo le sanzioni imposte dall’Unione europea a undici funzionari del regime di Maduro per azioni che avrebbero danneggiato la democrazia e lo Stato di diritto del Paese sudamericano. Nella lista ci sono Luis Parra, Franklyn Duarte e José Gregorio Noriega, che il Tribunale Supremo di Giustizia venezuelano dichiarò a maggio come presidente e vicepresidenti del Parlamento venezuelano (senza passare per le urne).

Questa sentenza della giustizia venezuelana, che risponde al presidente Maduro, è stata un’altra delle motivazioni di Bruxelles. Tra i sanzionati ci sono anche Juan José Mendoza, presidente della Sala Costituzionale del Tribunale Supremo di Giustizia, e il generale José Ornelas, capo del Consiglio della Difesa della Nazione. Con loro sono 36 in totale i funzionari soggetti a sanzioni, tra cui il divieto di viaggiare in territorio europeo e il blocco di conti e proprietà.

Secondo l’Unione europea queste persone hanno aperto processi giudiziari per motivi politici contro oppositori del regime, ostacolano la ricerca di una soluzione politica e democratica per la crisi venezuelana e compiono gravi violazioni contro i diritti umani e la libertà stampa e di espressione in Venezuela.

Maduro ha criticato in particolare il ruolo della Spagna nel caso del leader dell’opposizione Leopoldo López, che secondo il quotidiano statunitense The Wall Street Journal avrebbe organizzato il piano di invasione militare chiamato Operazione Gedeón. Secondo il dittatore, l’ambasciatore spagnolo a Caracas, Jesús Silva, avrebbe sostenuto i piani di López e per questo l’oppositore si trova come ospite nella residenza diplomatica dal 1 maggio del 2019, dopo avere violato gli arresti domiciliari. Maduro ha anche anticipato che si riserva azioni diplomatiche contro Silva per la sua complicità in questo presunto attentato: “Aspettate notizie nelle prossime ore”.

Questa non è la prima volta che il regime attacca la Spagna. A gennaio del 2018, Silva è stato espulso dal Paese e dichiarato persona non grata. Ma tre mesi dopo il diplomatico è stato richiamato a Caracas dopo la normalizzazione dei rapporti diplomatici tra i due Paesi.

Per Julio Borges, incaricato dei Rapporti esteri del governo ad interim di Juan Guaidó, le nuove sanzioni europee sono da applaudire, perché dimostrano il sostegno della comunità internazionale verso il popolo del Venezuela: “Questa è la posizione che avevamo chiesto all’Europa […] L’Unione europea dà un passo fondamentale nel sanzionare i funzionari della dittatura che sostengono il regime di Nicolás Maduro”. Secondo il capo della diplomazia di Guaidó, “il mondo continuerà ad esercitare pressione contro i corrotti che rubano la democrazia ai venezuelani”.

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