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Sindacati militari, rivoluzione tra diritti e doveri. Parla Corda (M5S)

“Abbiamo cercato di scrivere una legge che venisse incontro alle diverse istanze del comparto”. Emanuela Corda, membro della commissione Difesa della Camera per il Movimento 5 Stelle, è la prima firmataria della legge che regola la libertà sindacale degli appartenenti alle Forze armate e alle forze di polizia a ordinamento militare (la Guardia di Finanza). Il testo, approvato definitivamente in commissione, ora attende il voto dell’aula ed è il primo atto legislativo dopo la sentenza della Consulta dell’aprile 2018 che dichiarò incostituzionale il divieto di costituire associazioni professionali a carattere sindacale previsto dal Codice dell’ordinamento militare.

Corda, è difficile che una legge accontenti tutti e alcuni sindacalisti avrebbero desiderato meno paletti, ma il mestiere del militare è particolare. Come replica alle critiche?

Alcune associazioni hanno una visione del sindacato che non collima con la necessità di mantenere lo strumento militare efficiente e operativo. C’è stata una pressione su alcune questioni su cui non possiamo derogare perché parliamo di Forze armate. Ciò nonostante, siamo riusciti a scrivere una legge che venisse incontro alle esigenze del comparto e alla possibilità di difendere nella maniera migliore i diritti di chi indossa la divisa.

La legge rispetta dunque la cornice fissata dalla Corte costituzionale?

Ci siamo attenuti al dettato della sentenza della Consulta. A chi ci accusa di voler porre dei limiti rispondiamo che non è assolutamente vero perché si definisce un quadro normativo all’interno del quale possono operare le associazioni, cosa che prima non potevano fare. La sentenza non elimina, per esempio, l’istituto della rappresentanza militare, ma stabilisce che una certa norma dell’ordinamento militare decade perché non si può vietare ai militari di costituirsi in sindacato.

È definita anche la neutralità dell’associazione e il mantenimento dell’efficienza operativa.

Viene riconosciuto il diritto del singolo, ma se il reparto di quel militare è impegnato all’estero naturalmente il diritto sindacale passa in secondo piano. Non si può intaccare né il rapporto gerarchico né l’operatività né l’addestramento: tutte questioni che vanno salvaguardate per mantenere intatto il comparto.

Un punto fondamentale della nuova normativa è il diritto a sedersi al tavolo delle trattative per il contratto di lavoro.

Prima avevamo l’istituto della rappresentanza, i Cocer, che era completamente diverso. Ora, invece, i sindacati potranno stipulare dei contratti che è una vera rivoluzione rispetto alla concertazione precedente nella quale restava un rapporto di subordinazione rispetto ai vertici militari.

Sono previsti i distacchi sindacali, anch’essi con certi limiti.

È uno degli elementi che abbiamo inserito dopo le numerosissime audizioni con tutte le associazioni riconosciute e, informalmente, anche con quelle ancora non riconosciute dal ministero della Difesa. Alcuni membri dei Cocer hanno anche costituito associazioni sindacali e dovremo superare la “conflittualità” tra i due istituti.

Con i tempi tecnici necessari, però, è previsto anche il superamento della rappresentanza militare.

Il passaggio dovrà essere necessariamente graduale. Sappiamo bene che la legge perfetta non esiste, in una maggioranza parlamentare devi riuscire a trovare una soluzione che vada bene a tutti, accontentando il comparto della Difesa e ottenendo una condivisione politica.

Perché ad alcuni sindacati militari non piace il ricorso al Tar rispetto al giudice del lavoro?

Ci sono commissioni di conciliazione che consentono di evitare di andare al Tar. È vero che l’accesso alla giustizia amministrativa è più costoso, ma le commissioni di conciliazione periferiche serviranno proprio a risolvere il maggior numero di contestazioni con costi ridimensionati. Con il precedente governo come Movimento 5 Stelle avevamo presentato emendamenti che vertevano sul giudice ordinario, ma come ho già detto dobbiamo confrontarci con le altre forze politiche. Dalla contrattazione all’eliminazione dell’assenso ministeriale alla possibilità del sindacato interforze, solo per fare degli esempi, è stato davvero un grande lavoro essere riusciti a trovare una sintesi accettabile.


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