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Cosa ci fa quel sottomarino russo nel Mediterraneo?

“L’Osservatore del Bosforo”, Yörük Işık, un turco che da anni traccia tutte le unità navali che solcano lo stretto, mercoledì 23 ha riportato un bel bottino. Attorno alle sette di sera ha twittato le immagini del sottomarino Classe Kilo russo “Project 06363” (“Rostov sul Don“) che prendeva la via del Mediterraneo. Non una banalità: dal 1936 gli Stretti Turchi, Dardanelli e Bosforo, cuori nevralgici della talassocrazia di Ankara, sono protetti dalla Convenzione di Montreux. Secondo l’articolo 22 di questa è proibito il transito ai sottomarini dei paesi bagnati da quelle acque se non per rientrare alle basi nel Mar Nero o per eccezionali lavori di manutenzione. In questo caso, tutt’altro: il Kilo – il tipo di sottomarino protagonisti di film e libri di spionaggio – è sceso dalle acque della Crimea, dove si trova la base di Rostov sul Don, per entrare nel Mediterraneo orientale. Quadrante già piuttosto caldo in cui non serve un aumento della caoticizzazione. Anche perché il sommergibile potrebbe essere stato inviato con compiti operativi: sparare i suoi missili Kalibr in Siria, contro le postazioni ribelli difese dalla Turchia. I media russi dal 27 aprile parlano del dispiegamento.

La Russia non è mai stata soddisfatta dalla convenzione, perché l’ha sempre ritenuta un limite riguardo alle proprie ambizioni sul Mediterraneo. Bacino su cui Mosca sta proiettando molto interesse: dalla Siria, appunto, alla Libia, comprendendo le dinamiche nordafricane e gli asset competitivi con i vari Paesi rivieraschi membri Nato, fino a salire ai Balcani marittimi.

Se il Kilo è transitato, comunque, Ankara ne ha concesso il passaggio – anche perché il sottomarino s’è mosso di giorno e in emersione, con la bandiera della Flota del Mar Nero in bella vista e i marinai affacciati alla torretta. La Turchia ha – secondo Montreux – il potere di controllo sull’area (forza che il presidente Erdogan intende incrementare come vettore strategico di una paese che guarda sempre più al mare e all’Oceano). E dunque: perché i turchi hanno concesso il passaggio di un’unità della marina russa che, se operativa in Siria, potrebbe andare contro i propri interessi concreti? E che nel Mediterraneo sarebbe una presenza competitiva scomoda per la Nato? La risposta nei complicati e delicati equilibri tra potenze attorno a cui si declina il dualismo Ankara-Mosca.

 



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