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Stati Generali e regionali. Nel centrodestra prevale la linea Meloni. Parla Fazzolari

Sulla non partecipazione delle opposizioni agli Stati Generali passa la linea-Meloni, dopo che ieri c’erano state alcune sfumature da parte di Forza Italia, possibilista nell’accettare l’invito di Palazzo Chigi. È prevalso il cosiddetto sovranismo intelligente che viene confermato dal gradimento dei sondaggi (danno FdI al 16%)?

FAZZOLARI

“Più che sovranismo – dice a Formiche.net il senatore di Fratelli d’Italia Giovanbattista Fazzolari – dipende dalla concezione dello Stato e delle Istituzioni che noi della destra storica abbiamo, a differenza delle altre forze politiche: se il confronto si fosse svolto in Parlamento non avremmo avuto remore a prendervi parte. Vorrei ricordare che gli Stati Generali si tengono in contemporanea alla discussione del decreto Rilancio in Aula e alle sedute delle commissioni in cui si decidono gli emendamenti relativi, dove il governo ha messo 55 miliardi. E Chigi convoca un’occasione informale in una sede preposta ai ricevimenti? Ci sembra si voglia delegittimare Parlamento e Istituzioni: questo il primo problema posto da Giorgia Meloni, perché non tenerli nelle sedi preposte?”.

NIENTE SPONDE

“Non ci prestiamo a voler fare delle istituzioni un reality show – aggiunge Fazzolari – questa la tesi principale per cui da subito FdI ha detto no, grazie. Una deriva dove si tenta di disarticolare la struttura dello Stato che probabilmente piace al M5S ed anche ad altri, ma è molto lontana dalla cultura di un partito di destra come FdI”.

Forza Italia però era intenzionata a prendervi parte fino a ieri? “Magari altri hanno una minor sensibilità su questo tema rispetto a noi che consideriamo lo Stato non una cassa vuota ma una cosa seria, tanto nella forma quanto nella sostanza. Mai avremmo potuto prestare il fianco a chi, in modo voluto o per totale leggerezza, con una iniziativa del genere punta solo a indebolire l’immagine dello Stato”. E osserva di essere rimasto stupefatto dal silenzio delle istituzioni, come i presidenti di Camera e Senato, visto e considerato che “il primo affronto viene fatto a loro, curioso che sia un partito all’opposizione come il nostro il primo a dover difendere le prerogative del Parlamento”.

OPPOSIZIONI E REGIONALI

Ma in casa opposizioni non c’è solo il caso Villa Pamphili a tenere banco, bensì il nodo sulle candidature alle regionali, che lo scorso anno era stato messo nero su bianco con nomi e Regioni, come ricordato qualche giorno fa dal senatore Ignazio La Russa. Ma la Lega, in Puglia e in Campania, non ci sta e punta a un proprio nome.

Secondo il senatore Fazzolari se 12 mesi fa con FdI al 6% si è raggiunto un certo accordo, “non si comprende perché oggi vada rivisto al ribasso con FdI al 16%”. È il caso della Puglia dove l’ex ministro Raffaele Fitto è dato in vantaggio rispetto al candidato della Lega (Nuccio Altieri) nella competizione contro l’uscente Michele Emiliano.

Perché si fatica, allora a giungere ad un sintesi? “Anche questo un po’ ci stupisce – puntualizza – avevamo trovato un equilibrio complessivo e FdI in fondo ha solo l’Abruzzo al netto dei nuovi numeri. Oggi oggettivamente FdI è sottorappresentata e sottodimensionata sotto tutti gli aspetti. A fronte di tale scenario, richieste giunteci per disconoscere un accordo già raggiunto abbiamo difficoltà ad accettarle. Ci auguriamo che alla fine trionfi il buon senso, ma reputando pienamente di stare dalla parte della ragione, diventa difficile cedere posizioni”.

PROPOSTA TREMONTI

Larghe intese definitivamente archiviate allora? “Sono molto amico dell’ex ministro Giulio Tremonti e posso dire che il suo pensiero è stato interpretato in modo per così dire estensivo, mentre era una tesi complessa e articolata, rivolta ad un discorso storico e di cultura politica. Non c’è una vera richiesta di larghe intese, il suo era un ragionamento sui momenti di grande crisi per trovare unità nazionale e relative convergenze di forze diverse: noi di FdI abbiamo sempre detto di essere pronti a metterci al servizio della Nazione in una fase emergenziale come questa. Il problema è che il governo nelle azioni ha smentito ciò che dice a parole”.

Secondo il senatore di FdI Palazzo Chigi ha inteso solo consolidare le posizioni di Conte e delle forze di maggioranza “anche a discapito dell’interesse collettivo del Paese, il decreto Rilancio ne è l’esempio lampante, ovvero 55 miliardi utilizzati per distribuire bonus e poltrone invece che concentrare tutto per affrontare organicamente l’emergenza: in questo contesto parlare di unità nazionale è ben diverso”.

E conclude: “Il premier italiano ha voluto citare l’ora più buia di Churchill ma quest’ultimo nell’ora più buia ha messo da parte ogni interesse personale e ha pensato alla sua nazione”.

twitter@FDepalo

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