Chi è l’anello debole dell’alleanza di condivisione d’intelligence Five Eyes? Secondo il Global Times, uno degli organi di propaganda del regime cinese, è Londra. Stamattina, in un editoriale a commento della decisione del governo britannico di vietare dal 2027 il 5G di Huawei, il quotidiano di Pechino invocava una rappresaglia “pubblica” e “dolorosa” contro il Regno Unito: “È necessario che la Cina contrattacchi, altrimenti non diventeremmo troppo facili da bullizzare?”, si chiedeva il Global Times. Nell’articolo il Regno Unito viene presentato come l’“anello debole” nell’alleanza Five Eyes (che comprende anche Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Canada). “Nel lungo periodo, il Regno Unito non ha ragioni per mettersi contro la Cina, con la questione di Hong Kong che sta svanendo”, è la convinzione del giornale. In conclusione, quello che dovrà fare la Cina sarà accelerare lo sviluppo delle tecnologie per le telecomunicazioni per influenzare i Paesi che risentono delle pressioni statunitensi, scrive il Global Times, “e niente altro”.
I DUBBI SULLA DECISIONE DI LONDRA
Pechino — o quantomeno uno degli organi della sua propaganda — sembra intravedere nella decisione di Londra le stesse fragilità lamentate da diversi deputati del Partito conservatore. Come raccontato da Formiche.net, infatti, il fronte dei ribelli che ha costretto il premier Boris Johnson a vietare il 5G di Huawei si è spaccato: da una parte chi accoglie positivamente la decisione del governo, dall’altra chi teme che da qui al 2027 il colosso cinese riesca a far cancellare il bando.
“Un’importante vittoria per il Parlamento”, aveva scritto ieri su Twitter Tom Tugendhat, presidente della commissione Affari esteri della Camera dei Comuni e uomo simbolo del China Research Group. Aggiungendo però: “Ma… La scadenza del 2027” è “oltre la fine di questo Parlamento e più di quanto molti vorrebbero”. Un altro falco anti Huawei, il deputato Bob Seeley, teme Huawei possa mettere in piedi un piano di questo tipo per rimanere agganciato al 5G britannico: vendere più kit possibile in questi ultimi sei mesi del 2020 per poi fare pressioni nei prossimi 5 anni (con il Parlamento che andrà in scadenza naturale a fine 2024) per annullare il divieto.
LA PARTITA DI OTTAWA
Ma alla domanda con cui abbiamo aperto questo articolo c’è chi propone una risposta diversa. The Australian, quotidiano che come lo statunitense Wall Street Journal e il britannico Times è parte del mondo editoriale nelle mani di Rupert Murdoch, sceglie come “anello debole” dei Five Eyes il Canada, invischiato nella faccenda di Meng Wanzhou, Cfo di Huawei e figlia del fondatore del gruppo (che ha investito diverse centinaia di milioni in ricerca e sviluppo proprio nello Stato nordamericano), arrestata su suolo canadese su richiesta delle autorità statunitensi che la vogliono processare con accuse di frode legate al commercio con l’Iran (storia raccontata a più riprese su Formiche.net).
Ma questa non è l’unica ragione per cui il giornale murdochiano (tra i più letti d’Australia, primo Paese a vietare le telco “ad alto rischio” nell’agosto 2018) punta su Ottawa: infatti, il governo canadese guidato da Justin Trudeau è l’unico esecutivo dei Five Eyes a non aver (ancora) deciso di bandire il 5G di Huawei. Rory Medcalf, capo dell’Australian National University National Security College, ha spiegato al quotidiano che la decision ha lasciato la Canada come l’“anello debole” dei Five Eyes. “Ma penso che sia soltanto questione di tempo prima che il Canada riveda i suoi pensieri” sul tema, aggiunge.
GLI INVITI DI WASHINGTON
Pochi giorni fa su Formiche.net sottolineavamo l’importanza di una dichiarazione in cui il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo parlava di una “marea” che “sta montando contro Huawei” e di “clean telcos”: anche alcune delle più grandi compagnie di telecomunicazioni in tutto il mondo lo stanno diventando, spiegava il capo della diplomazia di Washington. “Lo abbiamo visto con Orange in Francia, Jio in India, Telstra in Australia, SK e KT in Corea del Sud, NTT in Giappone e O2 nel Regno Unito. Alcune settimane fa, le tre grandi società di telecomunicazioni in Canada hanno deciso di collaborare con Ericsson, Nokia e Samsung, perché l’opinione pubblica era in gran parte contraria a consentire a Huawei di costruire reti 5G in Canada”, continuava Pompeo. Che, proprio a proposito delle scelte di Ottawa, ometteva un particolare importante conto: Huawei è stata fondamentale nello sviluppo della rete 4G canadese.
Dopo l’iniziale apertura a Huawei decisa da Londra a inizio anno, il governo di Trudeau stava studiando il modello britannico: limitare Huawei a una fetta (di minoranza) delle parti edge escludendo da quella core. Ora, dopo il dietrofront britannico, Ottawa ha tre opzioni, rivela una fonte al quotidiano canadese Globe and mail: vietare Huawei, imporre limitazioni o lasciare tutto invariato. Ma la terza soluzione non è più sul tavolo, ha aggiunto il funzionario federale. Che ha spiegato che la decisione non verrà presa presto.
Ma, alla luce delle scelte delle telco canadesi e delle tempistiche dettata da Londra, forse l’anello debole rimane proprio il Regno Unito. Pechino è disposta a scommetterci.