Il dipartimento di Stato americano ha imposto ulteriori sanzioni contro Ramzan Kadyrov, il signore della guerra figlio d’arte, attualmente presidente della Repubblica di Cecenia.
Già sottoposto a diverse misure restrittive da parte degli Stati Uniti, oggi è il turno della moglie e delle due figlie. Ad annunciarlo il segretario Mike Pompeo personalmente, spiegando la motivazione: “L’azione di oggi serve a informare il signor Kadyrov che il suo coinvolgimento in gravi violazioni dei diritti umani ha conseguenze, sia per lui che per la sua famiglia, e che gli Stati Uniti si impegnano a utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per garantire la responsabilità di coloro coinvolti in certi comportamenti orribili”.
Già accusato di repressioni brutali contro le opposizioni (come contro minoranze o contro le persone Lgbti), Kadyrov è finito di nuovo nel mirino Usa perché a Washington temono che voglia usare la pandemia di coronavirus come scusa per infliggere ulteriori violazioni ai diritti della popolazione della Cecenia.
The @StateDept publicly designates Russian national Ramzan Kadyrov for gross human rights violations, including torture, extrajudicial killings, and enforced disappearances. We will not hesitate to use all the tools at our disposal to ensure accountability for these violations.
— Secretary Pompeo (@SecPompeo) July 20, 2020
Torture, esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate. Se c’è un elemento improcrastinabile secondo Foggy Bottom, quello sono i diritti umani. Il segretario Pompeo ha trovato su questo settore spazio per l’azione di governo e per accontentare il pesante (e pensante) apparato spesso costretto a gestire le iniziative rivoluzionarie dell’amministrazione Trump.
La diplomazia americana ha più volte in questi anni ribadito la necessità di tenere alti i valori che distinguono la bandiera a Stelle e Strisce.
Libertà, democrazia, rispetto della minoranze. Ma non sfugge un uso secondario del tema per mandare messaggi incrociati: Kadyrov è infatti collegato a Vladimir Putin e al Cremlino, contro cui dipartimento di Stato, Pentagono, intelligence e buona parte del Congresso (soprattutto il Senato) non hanno arretrato di un centimetro la propria postura.
Per la dottrina strategica americana la Russia è e resta un rival power, e l’avvicinamento che il presidente auspica con Mosca non sempre è condiviso da tutti gli apparati…
(Foto: en.kremlin.ru)