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Oggi Chengdu, domani Wuhan? Dove può arrivare la guerra dei consolati

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Houston, abbiamo un problema. La rappresaglia del governo cinese per la chiusura imposta dal governo americano al consolato a Houston, Texas, è arrivata, puntuale, come da pronostici. Il consolato Usa a Chengdu, capoluogo del Sichuan, deve chiudere i battenti. Lo ha annunciato con una nota al vetriolo il ministero degli Esteri, che ha parlato di “risposta legittima e necessaria all’atto ingiustificato degli Stati Uniti”.

Non c’è ancora una timeline definitiva. Secondo Hu Xijin, direttore del Global Times, giornale anglofono del Partito comunista cinese (Pcc), il Dipartimento di Stato ha tre giorni per fare le valigie. “Vuol dire che il consolato americano a Chengdu sarà chiuso lunedì mattina”, ha scritto su Twitter.

Intanto intorno all’edificio si è radunato un nutrito drappello di poliziotti e vigili urbani, mentre sui tetti circostanti gruppi di cronisti cercano di captare umori e malumori all’interno con le loro telecamere. La rappresaglia sta avendo ampio spazio sui media. “Tredici milioni di persone stanno guardando la diretta streaming della Cctv (tv pubblica cinese, ndr) fuori dal consolato americano a Chengdu (e non è nemmeno così entusiasmante)”, ha twittato la capo-bureau del Washington Post a Pechino Anna Fifield.

La chiusura del consolato è più di una semplice vendetta “da protocollo”. A Chengdu il personale ammonta a circa 200 americani, fra cui 50 diplomatici. Ma soprattutto, nota Katrina Yu di Al Jaazera, il consolato è considerato un punto di riferimento per due delle più spinose questioni nei rapporti bilaterali Cina-Usa: i diritti umani in Tibet e in Xinjiang.

Ora, nella nuova guerra dei consolati, può essere Pechino a fare la prossima mossa. Da tempo infatti si fanno insistenti le voci sulla chiusura di un altro consolato americano, quello di Wuhan, centro dell’Hubei ed epicentro della pandemia di coronavirus. Allontanatisi durante l’emergenza, i diplomatici americani stanno faticando a tornare. Temono infatti, scrive la Cnn, che dietro ai test obbligatori per il virus richiesti dagli ufficiali cinesi si celi l’intendo di raccogliere e schedare il dna del corpo diplomatico americano.

Il nuovo round di tensioni arriva all’indomani di una delle più dure invettive mai pronunciate dal segretario di Stato Mike Pompeo contro il governo cinese. Dalla Nixon Library in California, il capo della diplomazia Usa ha invitato i cinesi ad opporsi al Pcc. “Il presidente Nixon un tempo ha detto che temeva di aver creato un Frankestein avendo aperto il mondo al Pcc – ha detto – adesso ci siamo”.

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