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Cina, 5G e non solo. Di cosa parlerà Pompeo a Londra e Copenhagen

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Quasi a voler “sigillare” l’alleato una volta per tutte, il segretario di Stato americano Mike Pompeo è arrivato a Londra per una serrata scaletta di incontri. Al centro della visita, oltre alle questioni commerciali, la virata del Regno Unito nei rapporti con la Cina.

Due i segnali inequivocabili che certificano l’allineamento angloamericano nella nuova “Guerra Fredda” con Pechino. Il primo: la decisione di Downing Street di mettere al bando la cinese Huawei dalla rete 5G. Entro sette anni tutta la tecnologia del colosso di Shenzen accusato di spionaggio dovrà essere smantellata, ma già dal prossimo 31 dicembre partirà lo stop ai contratti di fornitura per gli operatori britannici.

Il secondo: il pressing contro il governo cinese per la nuova Legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong. Il dossier è caldissimo, come dimostra l’annuncio ai Commons questo martedì del ministro degli Esteri inglese Dominic Raab della revisione del trattato di estradizione verso il Porto Profumato. Un’altra mossa che getta benzina sul fuoco con la Città Proibita e rischia di attirare ritorsioni.

L’agenda di Pompeo a Londra non è esattamente routinaria. Ha destato stupore la scelta di incontrare come prima tappa il gruppo di Tories “ribelli” considerati “falchi” nei rapporti con la Cina. Si tratta del drappello di parlamentari capitanato da Iain Duncan Smith (qui l’intervista a Formiche.net) e dal presidente della Commissione Affari esteri Tom Tugendhat che da mesi tiene il fiato sul collo al primo ministro Boris Johnson chiedendogli di usare il pugno di ferro con il governo cinese.

L’esclusione di Huawei è un successo della lobby parlamentare cinese, ma solo a metà: non mancano infatti i mal di pancia per quella che viene definita una via di mezzo, cioè dare sette anni a Huawei prima dell’esclusione totale dalla rete. Anche per questo una parte della stampa inglese ha letto la visita di Pompeo come uno sgarbo verso il primo ministro. Il luogo di incontro è la Henry Jackson Society, fondazione e punto di ritrovo dei “falchi” anticinesi, tanto fra i Tories quanto fra i Labour.

Al centro del vertice con Raab e Johnson la definizione di una linea comune anglosassone nei rapporti con la Cina. Sul piatto c’è la richiesta americana di inasprire le sanzioni del governo britannico per le violazioni dei diritti umani a Hong Kong e nello Xinjiang da parte di Pechino. Ma anche l’ultimo fronte della guerra tech sino-americana: la possibile, imminente messa al bando di TikTok, popolarissima app cinese finita nel mirino del governo federale Usa.

Chiusa la visita a Londra, Pompeo farà tappa a Copenhagen, Danimarca. Anche in questo caso, il focus resta la Cina. Al centro dei colloqui con il primo ministro Mette Frederiksen, fra le altre cose, il dossier Groenlandia. Da tempo gli Stati Uniti studiano come limitare l’influenza cinese in un territorio considerato strategico tanto per la posizione geografica quanto per la presenza di risorse energetiche. Il governo americano non ha gradito dunque la scelta delle Isole Faroe di invitare Huawei a costruire la loro rete 5G.

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