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Moda e coronavirus. Ecco i brand che hanno aumentato i profitti

Immersi nel ritmo estivo, per gli italiani il ricordo del lockdown per la pandemia coronavirus sembra lontano. Tuttavia, sono molti i Paesi che vivono ancora sotto rigide misure di confinamento, a causa della diffusione del virus.

Restando chiusi in casa, l’essere collegati a internet è inevitabile. Così, secondo un report dell’agenzia McKinsey and Co, circa il 53% degli italiani duplicò il tempo trascorso in rete, mentre negli Stati Uniti l’ha fatto il 32%, nel Regno Unito il 39% e in Spagna il 58%. Con eventi sospesi e negozi chiusi, i brand si sono rivolti ai social network e le campagne digitali per continuare a vendere. Alcuni non sono riusciti a restare a galla, sopraffatti da costi e debiti. Per altri, invece, il coronavirus ha portato con sé una grande opportunità…

Su Harvard Business Review è uscito un articolo proprio su quelle compagnie che hanno saputo superare strategicamente questo momento di crisi mondiale. Per primo è citato l’esempio di Spotify, che si è imposto su Apple Music offrendo podcast interattivi (fino a 150mila in un mese) e scommettendo sulla fiducia. Dopo questa pandemia, spiega l’articolo, verrà chiesto ai marchi di essere responsabili e con empatia: “Alcuni dovranno persino cambiare i loro modelli di business nel medio periodo”.

La pubblicazione S Moda sostiene che in questo momento storico, i consumatori più giovani apprezzano i marchi che affrontano la situazione direttamente e non hanno paura di comunicare sulla crisi. È per questo che, brand come Patagonia, si sono fortificati in questo circostanza: “Con una politica fondata sulla sostenibilità e la trasparenza, il marchio sportivo ha quadruplicato i benefici negli ultimi sei anni. La crisi l’ha colpito, ovviamente, ma le vendite si sono stabilizzate. La strategia si deve, in gran parte, all’ex ceo, pensionata da poco, Rose Macario, che ha imposto una strategia di comunicazione basata sull’onestà”.

E poi c’è Crocs, conosciute come le scarpe più comode e meno belle del mondo. Secondo Lyst, il marchio ha aumentato le vendite del 32% negli ultimi mesi. Come è salito anche il brand americano di abbigliamento sportivo Pangaia. Minimalista e molto confortevole, la filosofia del marchio è rispettare l’ambiente, e ha avuto successo tra celebrità come Pharrell Williams, Kourtney Kardashian e Irina Shayk. Nella lista Lyst ci sono le scarpe Veja, che hanno mantenuto le vendite online e le felpe di Anine Bing.

Il sito Business of Fashion cerca di indagare sulla strategia (vincente) del marchio Lululemon: “Mentre gran parte dell’industria della moda si affrettava a sopravvivere alla crisi di Covid-19, il prezzo delle azioni del marchio è salito ai massimi storici. Come ha fatto Lululemon a dominare l’era di athleisure, prosperare nei primi giorni della pandemia e consolidare la sua posizione come uno dei marchi di abbigliamento più potenti al mondo?”.

Secondo Euromonitor International gli affari di Lululemon hanno raggiunto i 200 miliardi di dollari quest’anno, che è davvero particolare: “I suoi legging da yoga sono diventati parte di un’uniforme onnipresente che includeva anche Uggs e una tazza di Starbucks, derisi da alcuni come mezzo per segnalare il fitness senza effettivamente esercitare e vacillare sull’orlo dell’irrilevanza della moda”.

Ma l’amore per Lululemon è rimasto forte, anche con la pandemia: “L’azienda ha sempre evitato il commercio all’ingrosso e gli sconti, proteggendolo da alcune delle interruzioni del commercio al dettaglio dell’ultimo decennio, mentre la sua attenzione al design tecnico ha aiutato a mantenere una certa differenziazione”. Il marchio è tra le prime 100 società del che prosperano nella pandemia, secondo il Financial Times.


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