Skip to main content

La Corte Suprema contro Trump: dovrà fornire le dichiarazioni dei redditi ai giudici

Poche ore fa, un’altra tegola per Donald Trump: la Corte Suprema ha deciso con parere schiacciante, 7 a 2, che il presidente degli Stati Uniti dovrà fornire le sue dichiarazioni dei redditi – che si era sempre rifiutato di diffondere – ai procuratori dello Stato di New York che stanno indagando sul se ha pagato (tramite il faccendiere Michael Cohen) due donne affinché tenessero la bocca chiusa su una relazione extra-coniugale. Gli inquirenti credono che per saldare il conto siano stati usati soldi della campagna elettorale USA2016, commettendo duque un illecito. Per il momento le dichiarazioni fiscali non saranno invece concesse al Congresso, che pure aveva fatto richiesta identica, per lo stesso caso, attraverso due domande avanzate dalla Camera a maggioranza democratica.

L’aspetto interessante del voto della Corte — che segue contro Trump i due prendendoti contro altrettanti presidenti, Clinton e Nixon — è che anche i due giudici conservatori scelti da Trump, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, hanno espresso parere favorevole. La questione è di alto profilo: l’alta corte americana nel motivare la sentenza ha sostenuto la necessità di indagine dei tribunali federali, mentre ha respinto la richiesta della Camera sostenendo che il potere di controllo del Congresso sul governo non può essere assoluto (una decisione che fa legislatura sul tema della separazione dei poteri, tra l’altro, e stabilisce che il presidente non è completamente immune). La questione delle dichiarazioni dei redditi di Trump è annosa: oltre all’inchiesta newyorkese c’è dietro una volontà politica. L’attuale presidente è l’unico dell’era moderna a non aver fornito quei dati, secondo una prassi che non è legge ma ormai normalizzata. I suoi oppositori credono che non l’abbia fatto sia per nascondere grosse perdite (che distruggerebbero il mito del presidente artista degli affari) e tasse non pagate.



×

Iscriviti alla newsletter