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Dpcm o dl nello stato di emergenza. La bussola di Celotto

Da giorni si discute della proroga dello stato di emergenza per il coronavirus. Come sappiamo il 31 gennaio il Consiglio dei ministri ha dichiarato “per 6 mesi dalla data del presente provvedimento, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”. Così in applicazione della normativa di protezione civile il presidente del Consiglio e il Capo Dipartimento della Protezione civile hanno potuto emanare decreti e misure per assumere le iniziative di carattere straordinario finalizzate a fronteggiare l’epidemia. Cioè tutti quei Dpcm e decreti su zone rosse, spostamenti, incontri, esercizi commerciali, lavoro, ma anche appalti e forniture, che ben conosciamo.

Ora quella dichiarazione di stato di emergenza scade il 31 luglio.

Allo stato attuale è plausibile anzi giusto prorogare lo stato di emergenza, non sapendo ancora come si evolve la situazione sanitaria.

Il problema vero a me pare quello di salvaguardare il ruolo del parlamento.

Perché come sappiamo l’Italia è una repubblica parlamentare e la Costituzione pone quale principale garanzia della tutela dei diritti la riserva di legge.

Come ben detto dalla Corte costituzionale, “la riconduzione ad unità delle sparse, frammentarie disposizioni giuridiche, la certezza che soltanto attraverso il superamento delle varie, numerose fonti, sostanziali e formali, dell’Antico Regime, si potesse raggiungere, insieme, la massima garanzia della riacquistata libertà individuale ed il massimo ordinato vivere sociale condussero a ravvisare nella legge, nella legge dello Stato, quale unità organica dell’intero popolo sovrano, il nuovo principio costitutivo, il nuovo fondamento del diritto” (Corte cost., sent. n. 487 del 1989, § 3 diritto).

Invece, nella scorsa primavera troppe volte libertà e diritti sono stati limitati a livello statale con Dpcm e a livello locale con ordinanze contingibili, relegando il Parlamento in un ruolo marginale.

In fondo la Costituzione ha lo strumento per intervenire in via di urgenza, con il corretto coinvolgimento del parlamento. Cioè il decreto-legge.

Insomma, lo stato di emergenza ben potrà essere prorogato, ma è auspicabile che se ci dovranno essere ulteriori limitazioni delle libertà fondamentali si intervenga con Dl, riconoscendo il giusto ruolo al parlamento. E lasciando ai Dpcm il giusto ruolo di atti amministrativi.


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