Nel pomeriggio di giovedì 16 luglio è iniziata a circolare una foto che avrà fatto saltare i nervi al Cairo. Il ministro degli Esteri turco, il facinoroso Mevlüt Çavuşoğlu, era ad Addis Abeba seduto accanto all’ex presidente Mulatu Teshome Wirtu. La Turchia è il secondo più grande investitore straniero in Etiopia (dopo la Cina) e oltre 150 aziende turche sono operative nel Paese del Corno d’Africa, con oltre 30mila posti di lavoro all’attivo. Ma dietro a quell’incontro va riprodotto un contesto. Mulatu Teshome Wirtu è infatti il rappresentante speciale del primo ministro etiope per i rapporti con l’Egitto, ossia colui che ha in gestione i grandi effetti geopolitici della grande diga sul Nilo Azzurro, la Grand Ethiopian Renaissance Dam (Gerd).
Had a fruitful meeting w/Mulatu Teshome Wirtu, former President&Special Representative of PM Abiy Ahmed of #Ethiopia. Agreed to increase
?Reciprocal visits,
?Dialogue,
? Our cooperation in every field particularly trade and investment.???? pic.twitter.com/yVmSlpN4O7— Mevlüt Çavuşoğlu (@MevlutCavusoglu) July 16, 2020
Non sfugge dunque la sovrapposizione temporale. Mentre Turchia ed Egitto sono alle minacce di guerra reciproca in Libia, schierate l’una con la Tripolitania onusiana e l’altro con la Cirenaica haftariana, il capo della diplomazia di Ankara visita il nemico profondo del Cairo, ossia l’Etiopia. Uno scontro che si è riacceso proprio in queste settimane: secondo le ultime informazioni, Addis Abeba sta procedendo col riempimento della Gerd, la diga della discordia che potrebbe permettere a oltre sessanta milioni di etiopi di avere la corrente elettrica costante (e ciò che ne consegue in termini di sviluppo), ma rischia di mettere a secco l’Egitto che rivendica necessità idriche fondamentali che l’infrastruttura potrebbe limitare. Una questione delicatissima che ha già portato il governo egiziano a minacciare ritorsioni severe (anche armate) contro l’Etiopia.
(Foto: Twitter, @MevlutCavusoglu)