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Commissioni, inaccettabile scaricare Pietro Grasso. La reazione di Fassina (Leu)

Disaccordi pericolosi. Il giro di nomine alle commissioni parlamentari desta non pochi mal di pancia dalle parti della maggioranza che, mai come in questo periodo, rischia di traballare. Oltre a qualche incidente di percorso nell’ambito delle commissioni Agricoltura e il ballottaggio inatteso in commissione Bilancio, lo strappo che in assoluto fa più clamore è quello consumato alla commissione Giustizia.

La nomina a presidente di Pietro Grasso (Leu) sembrava già cosa fatta. Invece, Andrea Ostellari esponente del Carroccio, conserva la poltrona e batte l’ex magistrato con 13 voti favorevoli a fronte degli 11 attribuiti all’esponente della sinistra.

Non l’ha presa bene Stefano Fassina, parlamentare di spicco di Liberi e Uguali che non stenta a definire “inaccettabile” l’affossamento dell’ex presidente del Senato. “Non si tratta solo di una questione politica, né tantomeno della ‘quota Leu’ – precisa il parlamentare – bensì di una questione legata alla credibilità e alla qualità della candidatura a presidente della commissione Giustizia di uno come Pietro Grasso. È sotto gli occhi di tutti che una persona con la sua esperienza avrebbe potuto ricoprire quella carica in maniera egregia”.

La partita comunque non finisce certo qui e, l’ex viceministro, rimane intenzionato a battagliare. “Chiederemo conto di questo voto – prosegue – ma soprattutto ribadiremo la necessità di riaffermare con forza il riconoscimento che la coalizione che sostiene il premier Giuseppe Conte, sia plurale e diversificata. Come gruppo parlamentare noi abbiamo una nostra specificità e il nostro profilo economico e sociale lo rivendichiamo con orgoglio anche sul terreno della Giustizia”.

Sugli equilibri che stanno alla base (ora non troppo solida, come si diceva) del Conte bis, Fassina ha le idee molto chiare. Pur ribadendo che l’unica nomina alle commissioni sulla quale si allunghi l’ombra della polemica sia la mancata elezione di Grasso, il parlamentare di Leu osserva che “all’interno della maggioranza c’è qualche partito che gioca sempre a chi è più furbo”. Le altre scelte che sono state fatte sono frutto “di accordi politici” e sui nomi designati Fassina glissa. Mentre si sofferma su quale potrebbe essere il futuro del movimento Liberi e Uguali.

“Va detto che prima di tutto Leu non è un soggetto politico bensì un gruppo parlamentare – precisa – e, anche all’interno del gruppo, ci sono sensibilità diverse. Al di là dei parlamentari che comunque svolgono un lavoro che si articola a più livelli mantenendo contatti e dialogando sia con il Pd che con il Movimento 5 stelle, l’altra parte di Leu (quella fuori dall’aula) è sicuramente legata all’orbita del Partito Democratico”. Questa cosa però a Fassina non va troppo a genio. O quantomeno “io faccio parte di quel gruppo di persone che vorrebbe un’autonomia tout court del movimento”

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