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Investimenti in Difesa e alleanze (con gli Usa). Così il Giappone risponde alla Cina

Aumento della deterrenza sugli avversari, modernizzazione dello strumento militare (anche nello Spazio e nel cyber) e rafforzamento del partenariato strategico con gli Stati Uniti. È la strategia scelta dal Giappone per far fronte alla crescente complessità degli scenari asiatici, tra la pressione di Cina e Russia, e l’imprevedibilità minacciosa della Corea del Nord. È quanto emerge dall’edizione 2020 del Libro bianco della Difesa giapponese pubblicata pochi giorni fa. Il documento, pubblicato annualmente, offre il quadro delle minacce avvertite da Tokyo e aggiorna la sua proiezione strategica. Sottolineando la crescente incertezza del contesto internazionale, il rapporto rimarca sia la necessità di sviluppare Forze armate in grado di operare in uno scenario operativo multi-dominio, sia l’importanza della cooperazione internazionale, in particolar modo con l’alleato statunitense. Entrambi gli elementi vengono considerati essenziali al fine di dissuadere gli avversari regionali dall’intraprendere azioni ostili. In cima alla lista c’è la Cina.

LE MINACCE AVVERTITE DA TOKYO

All’interno di uno quadro internazionale segnato dall’incertezza e dalla sempre più accentuata competizione tra gli Stati, il documento fotografa un aumento delle attività militari nelle vicinanze del territorio giapponese. “Negli ultimi anni – si legge nel documento – la Marina e l’Aviazione cinese hanno ampliato e intensificato la loro attività nei pressi delle acque e dello spazio aereo giapponese”. La difesa giapponese punta il dito, inoltre, sui continui tentativi cinesi di revisione dello status quo di quelle isole, a largo di Taiwan, che i giapponesi chiamano Senkaku e che i cinesi chiamano Diaoyu. La pressione militare del Dragone non è però l’unica preoccupazione della difesa giapponese: Russia e Corea del Nord sono considerate, seppur in misura diversa, due minacce altrettanto serie.

TRA RUSSIA E COREA DEL NORD

La modernizzazione dell’apparato militare russo (unita alla collaborazione con l’alleato cinese e ai numerosi sconfinamenti nello spazio aereo giapponese) non suscita certamente le simpatie delle Forze armate di Tokyo. Nel giugno 2019 due bombardieri strategici con capacità nucleari, Tu-95, hanno violato per due volte lo spazio aereo. Nel corso di tutto il 2019, invece, si sono contati 268 scrambles a causa delle azioni dei velivoli russi. Non meno pericolosa appare agli occhi dei militari giapponesi l’ostinata decisione del presidente nord-coreano Kim Jong Un di procedere con lo sviluppo del programma nucleare e balistico nazionale. Nel Libro bianco viene ipotizzata la possibilità, anche alla luce dei progressi portati avanti dagli scienziati nord-coreani, che Pyongyang abbia già miniaturizzato delle testate nucleare con cui armare i missili balistici prodotti negli anni.

IL LEGAME CON GLI USA

Considerata come “uno degli elementi fondanti della sicurezza nazionale giapponese”, la collaborazione con gli Stati Uniti viene portata avanti sulla base del Trattato di sicurezza firmato dai due Stati sessant’anni fa. Al fine di promuovere la stabilità nella regione indo-pacifica, Giappone e Usa sono impegnati in diverse attività: sicurezza marittima e addestramento congiunto; assistenza umanitaria e supporto in caso di calamità. Nonostante nel Libro bianco si riconosca l’impatto della presenza delle truppe statunitensi nel Paese, in particolar modo nella prefettura di Okinawa, si sottolinea altresì il ruolo di deterrente di queste forze e la volontà dell’esecutivo di continuare in questa direzione. Il supporto statunitense alla Difesa dello Stato non si limita alla presenza o alle esercitazioni congiunte, ma si estende anche alla vendita di armamenti: giovedì 9 luglio il Congresso ha autorizzato l’acquisto giapponese di 105 F-35. L’ordinativo, del valore di 23 miliardi di dollari, porterà la flotta F-35 del Giappone a 147 unità, seconda solo a quella statunitense.

TRA SPAZIO E CYBER

La collaborazione con l’alleato statunitense tocca anche i nuovi domini operativi, ovvero quello spaziale e quello cyber. Dopo la creazione dello Space Operation Squadron, lo scorso 18 maggio, “il ministero della Difesa mira a stabilire un sistema di Space situational awareness (ossia l’abilità di osservare il contesto operativo, rilevare attacchi e distinguere reali minacce da falsi allarmi nel dominio spaziale, ndr) entro il 2022”. La difesa sta lavorando, inoltre, anche “all’introduzione di radar che siano in grado di rilevare le possibili minacce che possono colpire i satelliti nazionali”, si legge nel documento. Relativamente al dominio cyber e allo spettro elettromagnetico, le Forze armate giapponesi stanno sviluppando strumenti e addestrando unità al fine di assicurare la sicurezza dei sistemi di informazione e comunicazioni, assicurando una pronta risposta in caso di azioni ostili. “Entro il 2020, il Cyber defense group passerà da 70 a 290 unità”. Verranno inoltre accelerati i programmi di ricerca riguardanti jamming e strumenti laser (High-energy laser system).

UN BUDGET IN CONTINUA ASCESA

Per tutto questo, Tokyo ha già previsto l’incremento degli investimenti destinati alla Difesa, accompagnato dall’opportuna revisione del concetto dell’auto-difesa, quello su cui sono state costruite dal secondo dopo-guerra le Forze armate nipponiche (non “armed” ma di “self-defense”). A fronte dell’assertività dei Paesi che lo circondano da tempo il Giappone sta ragionando sull’opportunità di potenziare le capacità di deterrenza. Nel 2020, per far fronte alle molteplici necessità operative e per tener fede al programma di sviluppo della difesa nazionale di medio e lungo periodo (rispettivamente Medium term defense program e National defense program guidelines), il budget della Difesa ha segnato un incremento di circa 570 milioni di dollari rispetto all’anno precedente (+ 1,2%), raggiungendo la cifra complessiva di circa 47 miliardi di dollari e registrando l’ottavo aumento consecutivo. Secondo l’autorevole istituto svedese Sipri, il Giappone è il terzo Paese asiatico per spese destinate alla Difesa dopo Cina e India. Difficilmente può vantare le disponibilità di Pechino e Nuova Delhi. Dal 2010 al 2019, la crescita del budget giapponese è stata del 2%. Quella indiana del 37%, e quella cinese addirittura dell’85%.


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