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Il governo assente in Libia non difende gli interessi dell’Italia. Parla Formentini (Lega)

palermo

“Non è possibile salvare vite, evitare morti nel Mediterraneo senza una collaborazione con il governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu, non c’è altra soluzione. Qualora fossero accertati i fatti denunciati dall’Oim, anche se è sempre difficile avere notizie non frammentarie dalla Libia, ovviamente vanno condannati con fermezza, perché prima di tutto vale il rispetto della vita umana”. Paolo Formentini, vicepresidente della commissione Esteri della Camera, commenta così la denuncia dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni secondo la quale la Guardia costiera libica avrebbe sparato su migranti che aveva riportato a riva. Il bilancio è di tre morti e quattro feriti.

Il governo dovrebbe fare pressione su Tripoli perché il controllo delle frontiere debba svolgersi rispettando regole e diritti?

Siccome l’Italia contribuisce all’addestramento e al mantenimento della Guardia costiera, ciò deve servire a far rispettare quei diritti umani che l’Italia difende sempre nel proprio operato. Purtroppo non si garantisce il rispetto dei diritti non impegnandosi in Libia: è questo il punto di caduta sul quale la Lega differisce totalmente dalla sinistra, non solo quella di Leu, ma anche di una buona parte del Pd che non ha partecipato o si è astenuta sul decreto missioni nella parte riguardante la Libia.

Ci sono state polemiche proprio perché l’assemblea del Pd si era pronunciata contro il rinnovo degli accordi con la Libia.

Ci sono vari appelli in direzioni opposte, da Matteo Orfini a Nicola Zingaretti a Marco Minniti, tutte posizioni diverse. È evidente che c’è una spaccatura di fondo, una confusione che non aiuta in frangenti come questo: serve una politica chiara, deve passare un messaggio di unità del Paese nei confronti di quegli Stati e soprattutto di quei migranti che vogliono partire per motivi economici ai quali invece l’Italia sta trasmettendo il messaggio che è possibile partire, perché questo è stato il senso della sanatoria del ministro Teresa Bellanova.

Ma in Tunisia non c’è una situazione economica tale per cui partono a prescindere dalle norme italiane?

D’accordo, ma vediamo anche quelli che arrivano in motoscafo e che sembra volessero camuffarsi da turisti. È falso che siano tutti profughi di guerra come dice la sinistra, non bisogna far passare il messaggio che l’Italia sia il bengodi con il risultato che qualcuno muore. Se ci fosse stato Matteo Salvini i morti nel Mediterraneo e le partenze sarebbero di meno.

La Guardia costiera italiana ha bloccato quattro navi di Ong per motivi amministrativi e di sicurezza: come sarebbe possibile fermare i barchini?

Facendo quello che ha fatto Salvini che evidentemente aveva funzionato visto che i centri di accoglienza erano vuoti: la rotta del Mediterraneo centrale era stata chiusa.

La decisione di ricorrere all’Esercito per controllare i centri evitando le fughe di migranti e l’uso di una grande nave da quarantena sono provvedimenti che condivide?

È una decisione tardiva, andava fatto subito e soprattutto si doveva evitare ai nostri militari l’umiliazione di girare a mitra spianato e in mimetica sulle spiagge a controllare i bagnanti. I militari devono proteggere i confini e impedire che l’epidemia si diffonda, ma l’idea del governo di limitare oltre il dovuto le libertà individuali e di fare una politica basata sui decreti del presidente del Consiglio e sulle task force, di fatto cancellando la democrazia parlamentare, è un vulnus che rimarrà.

Il ministro Luigi Di Maio cerca di smarcarsi dall’assenza di decisioni sull’immigrazione e rilancia il tema dei ricollocamenti in Europa.

È un tema giusto, ma evidentemente qualcosa non va nella tanto decantata Europa: se si vuole che esista, l’Europa deve esistere sempre, non solo quando si deve indebitare l’Italia per i  prossimi decenni. A questo si aggiunge il dramma della “non politica estera” europea a cominciare dalla Libia dove a lungo Francia e Italia sono state su fronti opposti. La politica estera italiana non c’è mentre in Libia l’Italia ha interessi strategici che riguardano le migrazioni, salvando vite, e la difesa dell’approvvigionamento energetico che è importantissimo e non bisogna avere paura di parlarne. Dobbiamo essere in Libia, ma questo governo non ha il coraggio di esserci fino in fondo.


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