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Un fronte europeo per la crisi libica (e non solo). Cosa si sono detti Guerini e Parly

Sahel, Libia e Mediterraneo orientale: si rafforzano i rapporti tra Italia e Francia. Oggi, per la sua prima uscita ufficiale dall’inizio dell’emergenza Covid-19, il ministro della Difesa francese, Florence Parly, è stata a Roma per l’incontrare il collega Lorenzo Guerini. Prima dello scoppio della pandemia, l’ultima visita all’estero della Parly era stata a Napoli per il vertice italo-francese. I temi in agenda sono rimasti gli stessi, dall’intricato dossier libico alla riflessione sul futuro della Nato, passando per il comune interesse a una Difesa europea più ambiziosa. Su tutto, però, è piovuta l’incertezza da Coronavirus, a rendere ancora più complesso lo scenario internazionale.

I RAPPORTI TRA ROMA E PARIGI

“Grande soddisfazione per lo stato delle eccellenti relazioni” è arrivata dal vertice, giunto dopo assidui contatti tra i due ministri anche durante la fase acuta dell’emergenza, tra riunioni Nato/Ue e telefonate. “L’Italia è un partner essenziale per la Francia e l’Europa – gli ha fatto eco la Parly – le nostre Forze armate si conoscono e si rispettano; condividiamo gli stessi valori e la stessa postura mediterranea”. Su queste basi, ha aggiunto la ministra transalpina, si punta “ad approfondire il nostro partenariato”.

DOSSIER LIBICO…

Come anticipato da Formiche.net, si parte dalla Libia: “una preoccupazione comune”. Nonostante le divergenze del passato, Roma e Parigi sono ora allineate sul sostegno alla linea definita a gennaio dalla Conferenza di Berlino, basata sul cessate-il-fuoco e sul dialogo inclusivo intra-libico. “Non esiste una soluzione militare alla crisi libica, non esiste una soluzione che veda una Libia divisa; è indispensabile contenere qualsiasi deriva di polarizzazione della crisi”, ha detto Guerini. A preoccupare l’Europa restano gli interventi di Turchia e Russia: “Le ingerenze devono cessare e sull’embargo non possiamo più accettare falsi discorsi, con rimostranze virtuose con una mano, e traffici di armi con l’altra”, ha detto la Parly con un riferimento nemmeno troppo velato ad Ankara.

…E MISSIONE IRINI

La Turchia ha su questo già messo alla prova la nuova missione dell’Ue, Irini, al comando dell’ammiraglio Fabio Agostini. Oggi gli hanno fatto visita Guerini e Parly, entrambi già dettisi convinti della necessità di rafforzare l’operazione. La Francia ha già messo a disposizione la fregata Jean Bart. L’Italia aspetta il via libera del Parlamento per contribuire con 500 militari, un’unità navale e tre mezzi aerei. I due hanno concordato sul destinare “ogni sforzo possibile affinché sia un successo”. Per l’Italia, ha detto Guerini “siamo pronti a favorire dialogo e cooperazione tra tutti gli attori per prevenire eventuali episodi conflittuali, e assicurarci che tutti diano il proprio contributo al rispetto dell’embargo”.

…E NODO TURCO

C’è poi il dossier relativo al Mediterraneo orientale. Lì, gli interessi energetici francesi hanno registrato più di qualche problema, soprattutto a fronte delle attività portate avanti dalla Turchia all’interno della zona economica esclusiva cipriota. La linea transalpina trova convergenza con quella italiana. Lo scorso novembre, Guerini spiegava che “la Difesa ha confermato la sua prontezza a garantire la tutela dei suoi interessi nazionali nell’area” e che, “in accordo con la compagnia italiana Eni, il governo segue con attenzione le costanti attività di esplorazione in coordinamento con Cipro e la Francia, co-licenziataria in alcuni blocchi attraverso Total”. Oggi, il titolare di palazzo Baracchini ha confermato il punto: “Dialogo e cooperazione sono gli unici strumenti per la ricerca di una negoziazione che in nessun caso può accettare atteggiamenti provocatori”.

LA RIFLESSIONE SULLA NATO…

Per la Francia, il nodo turco si lega alla riflessione sulla Nato. Lo scorso 10 giugno, la fregata francese Courbet, impegnata nel Mediterraneo con l’operazione Nato Sea Guardian, è stata illuminata per tre volte dal puntatore laser del sistema lanciamissili di una delle navi da guerra della Marina turca, in quel momento impegnato a scortare un’unità cargo diretta verso un porto libico. L’episodio ha scatenato l’ira di Parigi, che ha deciso di sospendere “temporaneamente” la partecipazione a Sea Guardian vista la blanda risposta della Nato alle sue rimostranze per il comportamento di Ankara. L’altro ieri, ad Ankara c’era Lorenzo Guerini, che ha ribadito la linea del dialogo ma anche i punti fermi sul cessate-il-fuoco in Libia e sul rispetto del diritto internazionale nelle acque del Mediterraneo orientale. Una linea che piace a Parigi. “Ringrazio l’Italia per il suo sostegno alla Nato a seguito dei recenti incidenti – ha detto la Parly – abbiamo bisogno di un’alleanza forte e unita attorno agli stessi valori”.

…SECONDO PARIGI

La Francia è il primo sponsor della riflessione sul futuro della Nato lanciata poche settimane fa dal segretario generale Jens Stoltenberg. A dare impulso all’iniziativa (oltre alle critiche Usa agli alleati europei sul 2% del Pil) è stata la sentenza di “morte cerebrale” emanata sull’Alleanza da Emmanuel Macron, rispolverata di recente proprio con riferimento all’atteggiamento turco. Oggi, i due ministri hanno concordato che “l’Alleanza e il legame transatlantico rappresentano uno dei due pilastri della sicurezza, da intendere in una visione complementare con l’Unione europea”. Ciò significa, ha detto Guerini, “ricercare sinergie e collaborazione tra le due organizzazioni per rendere entrambe più efficaci in una visione di complementarità” ha affermato Guerini.

CONVERGENZE SAHELIANE

Come emerso dai contatti degli ultimi mesi c’è convergenza anche sul Sahel. La Francia chiede da tempo supporto alla missione Barkhane a fronte di una crescente instabilità tra terrorismo jihadista e traffici illeciti. Per questo, proprio la Parly ha ideato la task force multinazionale Takuba, affiancata all’iniziativa politica della “Coalizione per il Sahel”. L’aerea è di “elevata rilevanza strategica anche per l’Italia”, ha detto Guerini. Per questo, nella delibera relativa alle missioni internazionali (che ancora attende l’ok parlamentare), si prevede un dispiegamento massimo di 200 militari (e 20 mezzi terrestri) per Takuba, con una consistenza media prevista di 87 unità. Si aggiungono ai 295 militari, 160 mezzi terrestri e cinque mezzi aerei confermati per la missione bilaterale in Niger, nonché al nuovo dispositivo navale per monitorare le burrascose acque del Golfo di Guinea. “Il contributo dell’Italia – ha concluso Florence Parly – sarebbe una risorsa preziosa nella lotta ai gruppi terroristici”.

LA DIFESA EUROPEA

Sulla Difesa europea, a fine giugno, con le colleghe di Germania e Spagna, Annegret Kramp-Karrenbauer e Margarita Robles, i due ministri hanno firmato una lettera dal forte valore politico diretta all’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell, chiedendo alla Commissione e agli altri Paesi europei di tenere alto il livello d’ambizione, dalla Pesco fino al Fondo europeo di Difesa (l’Edf), per cui deve ancora essere definito il budget 2021-2027. Rispetto alla proposta di 13 miliardi di euro del giugno 2018, il nuovo prospetto sul bilancio pluriennale della Commissione targata Ursula von der Leyen ne prevede 8. Per Italia e Francia sono troppo pochi, essendo entrambi i Paesi già protagonisti del progetto. “La nostra tradizione di cooperazione nel settore Difesa prosegue e continuerà ad arricchirsi – ha detto Guerini – contribuendo a mantenere e far prosperare la base tecnologica e industriale del continente”.

NAVI E CARRI ARMATI

Infine, i temi di collaborazione bilaterale. Il riferimento per rafforzare la partnership è nel “virtuoso esempio dell’accordo tra Fincantieri e Naval Group” che ha già portato all’operatività la joint venture Naviris, destinataria di alcuni contratti di ricerca e sviluppo congiunti. Si punta a estendere quell’esperienza ai settori dello Spazio (dove c’è già la Space Alliance tra Leonardo e Fincantieri) e della difesa anti-missile (Leonardo a Airbus controllano con la britannica BAE Systems MBDA), senza dimenticare la “progettualità multilaterale per un drone europeo”. Il tema più spinoso resta il carro armato del futuro, con Francia e Germania attive sul programma Mgcs su cui hanno chiuso (per ora) le porte ad altri Paesi. Guerini e Parly hanno deciso su questo “di continuare a confrontarsi”.


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