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Hong Kong, l’Italia (con l’Ue) condanna la nuova legge cinese. Parola di Di Maio

La Lega chiama, Luigi Di Maio risponde. Il ministro degli Esteri, su caloroso invito del responsabile Affari esteri nonché vicesegretario del Carroccio Giancarlo Giorgetti, si è presentato al question time alla Camera per rispondere a un’interrogazione del leghista Guglielmo Picchi sulle vicende di Hong Kong.

Picchi, già sottosegretario alla Farnesina con il governo gialloverde, ha chiesto al ministro pentastellato quale sia la posizione ufficiale (e definitiva) del governo sulla nuova legge di sicurezza nazionale cinese che di fatto abolisce l’indipendenza di Hong Kong con 27 anni di anticipo rispetto agli accordi internazionali con il Regno Unito.

Di Maio ha tracciato una linea netta: l’Italia crede che la nuova legge “mini il principio “Un Paese, due sistemi”, e l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, dello stato di diritto, il sistema delle libertà fondamentali”.

Un appunto: da soli non si va da nessuna parte. La linea Di Maio è la stessa fatta propria dal governo: l’iniziativa deve partire dall’Ue. “Riteniamo essenziale che l’Unione Europea e gli Stati Membri, nel dialogo con la Cina, continuino a sollevare la questione con una voce unica e coesa, ribadendo che la legge sulla sicurezza nazionale non è conforme a quanto stabilito dalla Legge Fondamentale di Hong Kong e dalla Dichiarazione sino-britannica del 1984”.

L’Italia, dice il ministro, si è pronunciata “ben sette volte” sulla questione nell’ultimo mese, sia a Bruxelles che all’interno di forum multilaterali come il G7. “La posizione italiana, ribadita in tutti i contesti multilaterali e anche alle controparti cinesi nelle occasioni di colloqui bilaterali, è che occorre preservare la stabilità, la prosperità e l’autonomia di Hong Kong”. Il punto, ha ribadito Di Maio, è che “cooperare in ambito UE per trovare misure appropriate è più utile, più efficace di qualsiasi azione dei singoli Paesi”.

La domanda a questo punto è: di quali misure si tratta? Sulla vicenda l’Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell lunedì, in conferenza stampa, non ha rotto del tutto gli indugi. Nella reazione “coordinata” a livello comunitario, ha detto lo spagnolo, rientreranno “misure sia a livello dell’Ue che dei singoli Stati membri”.

Il pacchetto, dunque, sembra non includere sanzioni economiche (approvate invece contro la Turchia di Recep Tayyip Erdogan). A Montecitorio Di Maio ha parlato di “iniziative in risposta con la società civile di Hong Kong”. Il nodo è ancora da sbrigliare. Per il momento, però, a Pechino non sembrano granché preoccupati. Il più pasdaran fra i quotidiani ufficiali del Partito comunista cinese (Pcc), il Global Times, titola infatti così in homepage: “Le misure dell’Ue contro la Cina sono solo simboliche”.

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