Dal marzo scorso la questione dei collegamenti e scali di Iran Air in Italia continua a destare notevoli preoccupazioni. Mentre quasi tutte le attività nel nostro Paese si sono dovute fermare da fine febbraio a giugno per contenere la diffusione del Covid-19 e tutti gli spostamenti sono stati limitati quasi allo “zero”, si sono dovute invece constatare strane e inspiegabili attività iraniane nel nostro spazio aereo.
#IranAir,sanzionata da #US e in lista #OFAC,continua a volare tra #Teheran, #Rimini,#Pescara.Viola sanzioni, espone società aeroportuali.Con #CoronaVirus in #Iran nascosto ma fuori controllo,#IranAir è minaccia di contagio.@GlobalCRL @GiuseppeConteIT pic.twitter.com/OO6HI4WLWh
— Giulio Terzi (@GiulioTerzi) March 15, 2020
Nonostante le draconiane misure di lockdown adottate per i collegamenti internazionali con i Paesi colpiti da pericolosi focolai, lo scalo aeroportuale di Rimini ha continuato invece ad assicurare “misteriosi” scali “tecnici” al volo Iran Air “IR721 Teheran-Francoforte”, senza alcuna restrizione da parte delle autorità italiane. La faccenda non è passata inosservata ed è stata segnalata prontamente sulle pagine di Formiche.net. È stata oggetto anche di puntuali interrogazioni parlamentari rimaste purtroppo senza risposta, come avviene con sempre maggior frequenza negli ultimi tempi. Lo scorso 18 marzo il senatore Lucio Malan, rilevando che “i nuovi casi di coronavirus erano più numerosi in Iran che nel nostro Paese”, chiedeva al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti “per quale motivo siano stati consentiti i citati collegamenti con l’Iran”.
Quanto già si intuiva ha trovato conferma ufficiale con il comunicato di “AIRiminum 2014”, la società che gestisce lo scalo riminese. È infatti dell’8 giugno scorso l’annuncio da parte dell’amministratore delegato Leonardo Corbucci della nuova rotta Teheran-Rimini – prevista dal primo luglio ma tenuta in stand-by in quanto l’Iran non figura tra i Paesi a cui l’Unione europea ha deciso di riaprire le frontiere – illustrata come “un’enorme opportunità per tutti i nostri operatori turistici e le imprese dell’Emilia-Romagna”.
Sempre su Formiche.net la notizia è stata ripresa segnalando un’ulteriore interrogazione del 18 giugno al presidente del Consiglio, al ministro della Salute e al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti da parte degli onorevoli Antonio Zennaro, Fabiola Bologna e Michele Nitti. Le obiezioni sollevate hanno posto in rilievo le gravi problematiche di carattere sanitario. E si è ancora una volta domandato “se e quali valutazioni siano state effettuate riguardo ai rischi sanitari per l’Emilia-Romagna e il resto d’Italia, a fronte delle differenze tra i due Paesi nelle misure utilizzate per il contenimento e la gestione del contagio da coronavirus”, nonché per quanto concerne le minacce alla nostra sicurezza nazionale. Si è chiesto al governo, al riguardo, “se siano stati interessati gli organi competenti al fine di poter stimare il rischio reale di una compromissione della sicurezza nazionale a cui andrebbe incontro il nostro Paese, con un’ulteriore apertura al regime iraniano attraverso la Iran Air”.
L’intera vicenda è molto seguita anche all’estero, in particolare dalle autorità e organizzazioni statunitensi molto sensibili e attente ai rapporti dell’Italia con l’Iran. Il governo Conte è infatti considerato l’anello debole nel sistema di sanzioni primarie e secondarie intese a evitare che Teheran, accusata dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica di violare le intese del 2015, acquisisca l’arma atomica. Tra gli interventi delle ultime settimane sono da rilevare quelli effettuati dall’Ong United Against a Nuclear Iran (Uani), che da anni conduce una campagna di sensibilizzazione pubblica sulla reale natura del regime di Teheran e non manca di denunciare le attività di sostegno al terrorismo e alla proliferazione nucleare poste in essere da entità iraniane possedute, gestite o controllate dal Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (Pasdaran).
Uani è formalmente intervenuta con l’Amministratore Delegato dell’Aeroporto di Rimini, Leonardo Corbucci, per sottolineare i rischi di incorrere in pesanti “sanzioni secondarie” ai quali si espongono gli operatori che intrattengono rapporti commerciali, anche di mero supporto tecnico-logistico, con le compagnie aeree segnalate dall’Office of Foreign Assets Control, un’agenzia del dipartimento del Tesoro americano (Ofac): Iran Air è proprio una di queste.
L’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) da parte sua, anche a seguito di alcuni incontri in cui è stato illustrato il coinvolgimento di Iran Air nelle attività di espansione egemonica del regime degli ayatollah, ha ribadito la disponibilità a sollevare la questione nelle sedi governative opportune.
Allo stato attuale però, ci si ostina a non tenere in considerazione che Iran Air è sanzionata dall’amministrazione statunitense; che è stata messa sulla lista delle società che appartengono ai Pasdaran; che contribuisce — secondo fonti statunitensi, e non solo — alle attività di riciclaggio, di trasporto d’armi, e di componenti di milizie sciite attive in operazioni terroristiche. Il governo italiano avrebbe a più riprese rassicurato il segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo, che Iran Air non avrebbe più volato in Italia. Ma lo si stenta a credere. Il fatto di assisterla sul piano tecnico e logistico, e di fornirle carburante quando atterra negli aeroporti italiani, espone i nostri aeroporti alle sanzioni americane.
Ma ciò che davvero sconvolge è quanto viene riportato in questi giorni da Formiche.net. L’aeroporto di Rimini aveva dichiarato: “I voli della compagnia Iran Air in transito presso l’aeroporto Fellini di Rimini si limitano a effettuare semplici scali tecnici per rifornimento carburante senza effettuare sbarco dei passeggeri né dell’equipaggio”. Si apprende da Africa ExPress, invece, che nella fase di maggior diffusione del coronavirus in Italia, persino quando il contagio sembrava inarrestabile, piloti, hostess e altro personale soggiornavano in hotel di lusso a Rimini e Riccione. Città che, ricordiamo, risultano ancora essere tra i principali focolai italiani, assieme a Codogno e Bergamo.
Il governo Conte e le autorità aeroportuali coinvolte, oltre che la Protezione civile e gli organismi preposti alla lotta contro la pandemia, sembrano gravemente sottovalutare che l’Iran è diventato il Paese dove la pandemia ha colpito quasi un terzo dell’intera popolazione; dove il regime ha negato per mesi la tragica realtà; dove una sua diffusione rapidissima è stata ancor più alimentata dalla completa assenza di misure restrittive che potessero impedire assembramenti e manifestazioni religiose, politiche o di strumentalizzazione della pandemia stessa. La crisi del coronavirus in Iran è tutt’altro che finita e nessuno è in grado di valutarne gli effetti. Teheran nasconde i dati veri del contagio che ha causato, in realtà, almeno 66.900 vittime in 342 città del Paese.
Teheran non ha mai fermato i voli tra Iran e Cina, contribuendo non solo all’importazione del virus da Pechino, ma anche all’esportazione del virus verso altri Paesi della regione. Con gli scali in Italia, Iran Air — per di più, senza alcuna particolare misura di prevenzione e di controllo di cui si abbia notizia da parte delle nostre autorità — ha contribuito al contagio anche da noi, in Italia. Il governo deve rispondere di come sia stato possibile permettere l’ingresso e la circolazione nel nostro Paese di persone provenienti da zone ad altissimo rischio senza nessun controllo e, cosa ancor più grave, tentando di mantenere il tutto nascosto.