Due strane esplosioni hanno interessato altrettante strutture dedicate al nucleare in Iran nell’arco di soli sei giorni. Teheran le definisce “incidenti” e tende a rassicurare sulla sicurezza delle strutture. Aspetti che servono sia a tranquillizzare i cittadini, sia a mantenere uno standing internazionale – perché chiaramente si inizia a sospettare che dietro possa esserci la manina di qualcuno interessato a complicare le ambizioni atomiche (anche civili) della Repubblica islamica. E non sarebbe la prima volta: si ricorderanno attacchi precedenti di carattere informatico; gli stessi potrebbero produrre effetti nel campo fisico (per esempio, mandare fuori controllo il rilevatore computerizzato di un termostato può produrre un surriscaldamento e un incendio).
Un’esplosione si è verificata oggi a Natanz, nell’Iran centrale, mentre la scorsa settimana era successo qualcosa di simile a Parchin, qualche chilometro a sud di Teheran. Possibile in questo secondo caso che la deflagrazione abbia interessato una fabbrica di missili e carburanti per i vettori. Per il governo iraniano, che non ha fornito immagini e dettagli, si era trattato di una fuga di gas. Nel caso odierno, invece qualcosa di non definito è esploso nel sito nucleare, ma Teheran ha spiegato che non ci sono stati danni: l’incidente, dice il portavoce dell’agenzia atomica iraniana, è avvenuto in un edificio in costruzione.
Tutto si somma a un’altra detonazione sospetta: ieri sera, in un’ospedale della capitale, provocando 17 vittime. Coincidenze? Tre strutture sotterranee a Natanz proteggono il principale centro per l’arricchimento dell’uranio in Iran; Parchin è un complesso ancora più sensibile. L’area militare a sudest della capitale, secondo le intelligence di diversi paesi (Israele, Usa, UK, Arabia Saudita) nasconde uno degli impianti in cui l’Iran sta portando avanti il programma nucleare. Dallo scorso anno Teheran ha iniziato violazioni controllate dell’accordo Jcpoa per il congelamento del programma atomico: misure prese per protestare contro il ritiro unilaterale americano e l’inefficacia della reazione dei paesi europei.
(Foto: Twitter, @AEOINEWS, l’immagine del sito danneggiato diffuse dall’agenzia nucleare iraniana)