La visita in Tunisia del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, arriva in un momento piuttosto delicato che vede il Paese nordafricano affrontare un’ennesima crisi di governo che si inserisce in un contesto sensibile dove a Est pesa la continua instabilità libica e ad Ovest e Sud l’incerto futuro dell’Algeria. Non è un caso se i due Paesi si sono trovati costretti ad affrontare il dossier libico con maggiore attenzione e coinvolgimento, come un’esasperazione esistenziale, sfociata nel bilaterale di metà luglio dal quale è uscita l’intenzione di intensificare il dialogo con Tripoli e Bengasi alla ricerca di una stabilizzazione.
Non di meno, la stabilità regionale dell’asse nordafricano che va dall’Algeria all’Egitto, profondamente coinvolto dalla crisi libica, riguarda anche uno degli obiettivi della visita di Lamorgese. Il ministro è stato recentemente anche in Libia (il 16 luglio) per determinare rinnovo e implementazione dell’accordo sull’immigrazione. La strutturazione di una strategia condivisa per il contrasto alla tratta e al traffico di esseri umani sarà il tema di fondo anche negli incontri di Cartagine (con il presidente, Kais Saied, e con l’omologo uscente). Con un’attenzione particolare: scrive infatti la Stampa che al Viminale temono l’apertura di un fronte tunisino dei flussi migratori verso il nostro Paese. Rubinetto oltre la Libia, che porta alcuni dirigenti degli Interni a dire al giornale torinese che “c’è il rischio di un esodo tale da ricordare quello dall’Albania del 1991, un problema serissimo da affrontare a livello di governo”.
Il push factor sarebbe appunto l’instabilità del Paese: la crisi istituzionale è ormai un elemento endemico, l’economia stenta, il futuro di rilancio promesso dal post-Primavere Arabe sembra molto lontano. La contabilità degli sbarchi al 24 luglio fa segnare su 11.191 migranti arrivati in Italia, ben 5.237 partiti dalla Tunisia, di cui circa quattromila tunisini. I rischi sono evidenti, anche (o soprattutto) sul piano politico. La Lega attacca, usando l’immigrazione come classico dei propri proxy elettorali e lo attualizza con la sovrapposizione del rischio che i migranti rappresentino un focolaio attivo di coronavirus. Il dato non è troppo realistico, perché come spiega Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi, “negli ultimi 31 giorni sono sbarcati 99 migranti positivi a SarsCoV-2, ossia 3,3 al giorno. Nello stesso periodo di tempo, i nuovi contagi in Italia sono stati 199 al giorno”.
Resta tuttavia chiaro che l’aumento degli sbarchi e le difficoltà di controllare i migranti nei centri di accoglienza possano creare i presupposti per una problematica di carattere sanitario che ricade sulle comunità interessate dagli hotspot. Ecco perché Lamorgese ha ribadito che “nella prospettiva di implementare una partnership già consolidata” occorre che la Tunisia si impegni nel controllo delle frontiere e dei traffici. Da parte italiana la disponibilità ad aiutare il Paese nordafricano contro la criminalità organizzata che gestisce le tratte e soprattutto a superare le difficoltà economiche – alla base del malcontento che porta alcuni cittadini a lasciare il Paese – aggravate dal contraccolpo della pandemia. Dall’incontro esce che l’Italia è pronta a sostenere interventi ed investimenti per accelerare la ripresa.