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Una legge e un Consiglio per la sicurezza nazionale. La proposta di Urso (FdI)

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Interesse nazionale. Due delle parole più abusate della politica italiana (e non solo) sono state riempite di significato da una pandemia che ha messo in crisi tutto quello che pensavamo di sapere sull’idea di nazione, sovranità, globalizzazione. Dopo lo shock dell’emergenza, si apre una finestra per riflettere sulle vulnerabilità e i punti di forza del sistema-Italia. Lo ha fatto la Fondazione Fare Futuro pubblicando “Italia 2020. Rapporto sull’interesse nazionale”. Da Giulio Sapelli a Ernesto Galli della Loggia, da Giulio Tremonti a Giampiero Massolo, il volume raccoglie decine di interventi di rango per tracciare una road map di uscita dalla crisi. Formiche.net ne ha parlato con Adolfo Urso, presidente della Fondazione, senatore di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Copasir.

Urso, perché questo rapporto, ma soprattutto perché oggi?

Perché oggi è necessario più che ma definire quale sia l’interesse nazionale in tutti i campi in cui la nostra nazione opera, dalla politica estera a quella energetica, industriale, sociale. Viviamo una fase di grande trasformazione, che il lockdown ha semplicemente accelerato. Quello che doveva avvenire in dieci anni è accaduto in poche settimane. Penso allo smart working, che ha riportato sotto i riflettori temi sensibili come la fibra ottica, o una rete 5G non vulnerabile. O ancora al confronto fra Stati Uniti e Cina.

All’Europa, che sta per riversare nelle casse degli Stati membri un fiume di fondi senza precedenti

Nessuno si immaginava un salto così veloce. La pandemia ha stravolto le vecchie regole europee. Ha perfino sospeso il Patto di stabilità, una cosa impensabile fino a poco fa. Ora è il momento di fermarsi, e fare una tara.

Cosa è emerso? L’Italia si è fatta trovare impreparata?

Questo lo abbiamo sempre detto, il governo, anche se strattonato, l’ha riconosciuto, estendendo e rinnovando il golden power, lo strumento-chiave di quella che è a tutti gli effetti una guerra economica. La stiamo subendo, dobbiamo tutelarci. Finalmente abbiamo incluso nello scudo anche le operazioni infra-Ue, e settori prima inimmaginabili, dalle banche alla sanità passando per il biomedicale.

E la politica come è cambiata?

Un primo sentore del cambiamento è il ritorno dell’idea di nazione al centro del dibattito politico. Non che prima altri non abbiano provato a costruire “il partito della nazione”. Lo fece la Dc per lungo tempo. Ci ha provato Matteo Renzi, quando ha sfondato alle europee. Poi Matteo Salvini, pur partendo dalla Lega Nord.

Mi faccia indovinare, ora volete provarci voi.

È uno sviluppo naturale. Giorgia Meloni è la più autentica interprete della destra italiana, e si sta muovendo in questa direzione. All’estero, in Europa, il sentimento nazionale è trasversale a destra e sinistra dell’arco politico. Mi riferisco in particolare alla Francia, che pecca spesso di arroganza, ma ha il merito, fin dai tempi di De Gaulle, di mettere al centro del dibattito pubblico l’idea di nazione.

In concreto, cosa si può fare per portare al centro l’interesse nazionale?

Primo: costruire un percorso legislativo chiaro, a tappe serrate, per il rapporto annuale dei Servizi. Sicurezza e interesse nazionale coincidono, e troppo spesso questo strumento è stato ignorato. Il rapporto del 2018, ad esempio, con il governo Gentiloni, lanciò tre allarmi per il Paese: la denatalità, il crescente divario sociale, gli interessi predatori di soggetti stranieri. Due anni dopo sono ancora qui, più impellenti di prima.

Quindi che si fa?

Si parte dal Parlamento, con una discussione nella plenaria, e la presentazione di risoluzioni sui moniti dell’intelligence. A giugno si chiude il dibattito parlamentare per avviare l’iter di una legge annuale sulla sicurezza nazionale, in cui individuare priorità, risorse e coperture per dar seguito a quei moniti.

Nel rapporto si parla di un Consiglio di sicurezza nazionale. Si può fare?

Si deve fare. In questi mesi di pandemia se ne è sentita la mancanza. Tanto più in situazioni emergenziali serve un organo al di sopra delle logiche di maggioranza e opposizione, espressione del Parlamento e di altre istituzioni elettive, dedito alla sicurezza nazionale. Quando ero giovane, ricordo che il presidente Cossiga disse: in Italia non abbiamo una legislazione che preveda cosa si possa fare e cosa no se il Parlamento non si può riunire. Lo guardarono stralunati. E invece oggi ci siamo ritrovati proprio in questa situazione.

Cioè?

Parlamento chiuso per tre mesi, e un Paese governato a suon di Dpcm. Il buonsenso ha evitato il peggio, ma è innegabile che ci si è mossi ai limiti di quanto consentito dalla Costituzione.

Conte dovrebbe esercitare la delega sull’intelligence?

Sarò ancora più netto: bisogna togliere al premier la facoltà di tenere la delega. Il lavoro di raccordo dell’intelligence deve essere svolto in maniera esclusiva, h 24, da un sottosegretario o, meglio ancora, un ministro senza portafoglio, che partecipi al Cisr, al Cipe. Contestualmente, serve una riforma del riparto delle agenzie di intelligence.

Perché?

Oggi le minacce alla sicurezza e la sovranità nazionale non corrono più lungo la linea rossa dei confini nazionali. Le aggressioni cibernetiche, la predazione finanziaria, le guerre batteriologiche non sono dentro o fuori i confini. Perché quindi dividere in “esterna” ed “interna” le due agenzie di intelligence?

Anche il 5G merita un’autorità delegata?

Come per l’intelligence, anche il 5G richiede un’autorità in campo ogni giorno, un servizio permanente per un controllo continuo della sicurezza e della vulnerabilità dei software, studiare soluzioni, soppesare amici e avversari in un mondo globalizzato.

E chi sono amici e avversari dell’Italia?

Il nostro Paese ha un chiaro posizionamento atlantico, ma è anche da sempre un Paese di frontiera. Al centro dello scontro fra cristianesimo e fondamentalismo islamico, fra l’Europa capitalista e l’Africa, tra Occidente e Oriente. Oggi sono tutti pro-consoli di altri. Senza stravolgere le colonne della politica estera, l’Italia può sfuggire a questo gioco. Per farlo però deve prima definirsi come comunità nazionale.

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