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Libia e Difesa europea. Così Lorenzo Guerini cerca (e trova) sponde in Spagna

Un fronte europeo per affrontare l’instabilità nordafricana e mediorientale, dalla Libia al terrorismo, fino a Iraq e Afghanistan È il piano su cui si muovono i Paesi della sponda sud della Nato e su cui è a lavoro Lorenzo Guerini, oggi in Spagna per incontrare la collega Margarita Robles a pochi giorni dal vertice tra Giuseppe Conte e Pedro Sanchez.

IL RILANCIO DIPLOMATICO

La visita di Guerini si inserisce d’altra parte e in un ciclo d’incontri delicati condensati in poche settimane. Martedì scorso, il titolare di palazzo Baracchini ha fatto tappa ad Ankara (a tre settimane dal viaggio di Luigi Di Maio) per cercare di rilanciare il dialogo su dossier intricati, Libia in testa, pur fissando i paletti sul rispetto del cessate-il-fuoco nel Paese e del diritto internazionale nel Mediterraneo orientale. Due giorni dopo è arrivata a Roma la ministra francese Florence Parly, alla sua prima uscita dall’inizio dell’emergenza Covid-19 (già giugno, lo stesso aveva fatto il collega degli Esteri Jean Yves Le Drian). Tanti i punti di convergenza con Parigi, che con Ankara registra parecchie difficoltà e che sembra accogliere con piacere il possibile ruolo di mediazione con l’Italia. Per Roma, la priorità è la stabilizzazione della Libia, in agenda proprio oggi al Consiglio dell’Ue.

IL DOSSIER LIBICO

L’obiettivo italiano è proseguire sulla strada definita alla Conferenza di Berlino dello scorso gennaio, per un cessate-il-fuoco efficace e un dialogo intra-libico piuttosto inclusivo. Messi in disparte dalla determinazione dell’intervento di Turchia e Russia nel dossier, nonché reduci da un passato di divergenze sulla Libia, i Paesi europei si sono ritrovati a difendere tale tabella di marcia, accompagnata dal lancio dell’operazione EuNavForMed-Irini già messa a dura prova dall’assertività di Ankara. Ora, la volontà italiana (e forse europea) è rafforzare tale missione. La Francia ha già messo a disposizione la fregata Jean Bart, mentre l’Italia aspetta il via libera del Parlamento per contribuire con 500 militari, un’unità navale e tre mezzi aerei. Non è ancora chiaro il contributo all’operazione da parte di Madrid, ma l’interesse a partecipare pare esserci, anche considerando l’ambizione iniziale di assumerne il comando (poi assegnato all’Italia). Inoltre, in passato la Spagna ha partecipato all’operazione Sophia con la fregata Numancia e diversi assetti aerei, “un contributo importante e prezioso”, ha ricordato Guerini, non a caso a sottolineare come Irini sia naturale erede di Sophia.

I PUNTI DI CONTATTO

Ma la Libia è solo uno dei dossier di comune interesse tra Roma e Madrid. Con oltre duemila militari dispiegati all’estero, la Spagna partecipa a 17 missioni internazionali. I contingenti più numerosi sono in Libano e Iraq, proprio come per l’Italia, che lì si appresta a confermare per l’anno in corso un dispiegamento massimo di, rispettivamente, 1.076 e 1.100 militari. “Il nostro comune contributo alla risoluzione delle crisi ci vede operare insieme da anni anche in Medio Oriente”, ha notato Guerini. Tra i vari teatri, “la stabilità dell’Iraq è per noi fondamentale così come lo è continuare, senza mai abbassare la guardia, la lotta al Daesh in tutte le sue forme”, ha aggiunto il ministro. “Come Italia continueremo a supportare le attività della coalizione nell’operazione Inherent Resolve e intendiamo contribuire al potenziamento della Nato Mission in Iraq”, destinata a ereditare le funzioni della Coalizione anti-Isis.

TRA AFGHANISTAN E LIBANO

Focus anche sull’Afghanistan, in vista del futuro 2020, definito “anno fondamentale per il Paese”. L’Italia, ha notato Guerini, “riteniamo che qualsiasi ipotesi di rimodulazione sul terreno dovrà essere decisa congiuntamente e sulla base di un effettivo miglioramento delle condizioni”, linea già condivisa in ambito Nato. Per quanto riguarda il Libano, “la stabilità del Paese è fondamentale per mantenere gli equilibri di un’area fortemente colpita da tensioni e conflitti, pertanto ritengo la presenza di Unifil irrinunciabile”, ha spiegato il titolare di palazzo Baracchini. Poi, di comune e crescente interesse la fascia del Sahel, sia per i suoi legami con l’instabilità nord-africana, sia per la pressione della Francia ad avere supporto all’operazione Barkhane. Se l’Italia ha aderito alla task force Takuba, la Spagna ha incrementato negli anni la partecipazione alle missioni dell’Ue che operano nell’area (soprattutto Mali).

IL FIANCO SUD DELLA NATO

D’altra parte, Italia e Spagna condividono una postura mediterranea di cui sono rappresentanti anche nell’ambito della Nato. Agli occhi di Roma, la sponda di Madrid è tra le più utili per convincere la Nato ad allargare lo sguardo verso le minacce che provengono dal fronte sud. Anche nell’incontro con Florence Parly (la Francia è attiva nel promuovere una riflessione strategica sul futuro dell’Alleanza) si era trattato il tema, particolarmente caro al nostro Paese tra flussi migratori, terrorismo e instabilità nord africana. “Sono certo – ha detto oggi Guerini – del comune interesse anche riguardo a tutte le iniziative avviate per rafforzare il Fianco Sud dell’Alleanza”

LA DIFESA EUROPEA

In ambito Ue, oltre a Irini, l’attenzione è tutta per la nascente Difesa europea. A fine maggio, Guerini e Robles hanno siglato con le colleghe di Germania e Francia, Annegret Kramp-Karrenbauer e Florence Parly, una lettera dal forte valore politico diretta all’Alto rappresentante Josep Borrell, chiedendo alla Commissione e agli altri Paesi europei di tenere alto il livello d’ambizione su cooperazione strutturata permanente (la Pesco) e Fondo europeo di Difesa (l’Edf) per cui ci sono ancora da definire i finanziamenti per il periodo 2021-2027. Un’iniziativa “di successo” per Guerini, che ha condiviso la soddisfazione con la Robles.

Madrid, come Roma, ha difatti interessi importanti per le iniziative comunitarie. La Spagna appare ben piazzata sia nei 47 progetti Pesco già approvati, sia nei primi programmi dell’Edidp, il programma-pilota per lo sviluppo industriale che lascerà poi il posto all’Edf. Al momento, come ribadito dalla visita odierna, i quattro maggiori Paesi dell’Ue sono allineati nel chiedere risorse sufficienti per la Difesa europea, quantomeno i 13 miliardi proposti nel 2018 dalla Commissione per l’Edf (attualmente scesi a 8). Poi, quando partiranno i bandi, sarà competizione per aggiudicarsi le risorse da Bruxelles, sempre nella formula del co-finanziamento che non sostituirà gli investimenti nazionali.

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