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Libia, per la missione europea arriva Nave San Giorgio. Ecco cosa farà

L’operazione europea Irini ha la sua flagship. È Nave San Giorgio della Marina militare italiana, con a bordo il force commander della missione Ettore Socci e gli uomini della Brigata San Marco, in grado di operare ispezioni sui mercantili diretti verso la Libia anche in caso di atteggiamenti non collaborativi. Solo ieri, il Parlamento italiano ha chiuso l’iter di autorizzazione delle missione internazionali, approvando per la missione un dispiegamento massimo di 500 militari, un’unità navale e tre mezzi aerei.

L’OPERAZIONE

E così, oggi, Nave San Giorgio ha potuto iniziare le operazioni all’interno di Irini, la missione partita ufficialmente lo scorso 4 maggio per garantire l’embargo Onu sulla Libia. A bordo c’è il contrammiraglio Socci, comandante degli assetti navali e aerei impegnati nell’operazione, nell’ambito del comando generale di Irini dispiegato a Centocelle, a Roma, e affidato all’ammiraglio Fabio Agostini. Nave San Giorgio sarà flagship dell’operazione fino alla metà di ottobre, quando verrà sostituita (compreso il Force commander) da un’unità greca. Al momento, l’operazione può contare su velivoli da pattugliamento marittimo messi a disposizione da Francia, Germania, Grecia, Polonia e Lussemburgo. Atene dispiega su Irini anche la fregata Spetsai, mentre da Parigi era stata impegnata all’inizio delle attività la fregata Jean Bart.

IL CONTRIBUTO

Nave San Giorgio è una Lpd (Landing platform dock), progettata come unità anfibia con bacino allagabile, destinata principalmente a svolgere operazioni di proiezione di capacità sul mare e dal mare su terra. Già impiegata nella precedente missione Sophia, ha a bordo anche una “Role 1 medical facility”, destinata a compiti di assistenza sanitaria, un elicottero multiruolo EH 101 e un team della Brigata San Marco in grado di effettuare manovre “non-compliant”, cioè di abbordare anche in caso di atteggiamento non cooperativo da parte del mercantile da ispezionare. Oltre a Nave San Giusto, l’Italia ha destinato all’operazione Irini un drone per operazioni di sorveglianza, e le basi logistiche di Augusta, Pantelleria e Sigonella. Un aereo P72 da pattugliamento marittimo, un velivolo per l’Air early warning (Aew) e un sottomarino “saranno disponibili occasionalmente in supporto”, spiega una nota del comando dell’operazione.

VERSO LA PIENA CAPACITÀ OPERATIVA

“Con l’ingresso della flagship – ha spiegato oggi il comandante Agostini – EuNavFor-Med Irini potrebbe presto essere capace di raggiungere la piena capacità operativa”. L’operazione, ha aggiunto, “è nata in piena pandemia da Covid-19, una circostanza che non ha agevolato la Force generation; nonostante ciò, la missione, iniziata solo due mesi fa, ha già prodotto risultati in termini di raccolta di informazioni ed effetto deterrente sia sul traffico di armi che sul contrabbando di petrolio”, tra i principali obiettivi dell’operazione. “Le informazioni raccolte sulle attività illecite – ha rimarcato l’ammiraglio Agostini – sono state segnalate al gruppo di esperti delle Nazioni Unite per la Libia con il quale è in campo una cooperazione consolidata, crescente e fruttuosa”.

IL NODO TURCO

Irini aspettava il contributo italiano per poter potenziare la propria azione. L’operazione rappresenta il più concreto impegno europeo per la soluzione dell’intricato dossier libico, già apparso provato dalla determinazione di Turchia e Russia nel sostegno, rispettivamente, al Governo di accordo nazionale (Gna) di Fayez al Serraj e al leader della Cirenaica Khalifa Haftar. È per questo che l’Italia ha spinto per potenziare Irini, nonché per presentarla bilanciata ed equidistante rispetto alle parti in campo, così da superare le rimostranze di Ankara che ritiene l’operazione un fattore di sostegno indiretto ad Haftar, in grado di ricevere armamenti via terra dall’Egitto. A inizio giugno, la scorta imponente di fregate turche impediva alle navi di Irini di ispezionare il mercantile Cirkin.

LA SPINTA POLITICA

Sul nodo turco hanno lavorato i ministri Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini, entrambi in visita ad Ankara nel giro di tre mesi. Sul potenziamento degli assetti per Irini è stato il titolare della Difesa ha cercare di dare abbrivio all’azione europea. Il recente incontro a Roma con l’omologa francese Florence Parly è stato condito da una visita al comando di Centocelle. Anche nell’incontro a Madrid con la collega Margarita Robles si è parlato dell’operazione. L’obiettivo è rafforzare l’unità europea sul dossier e creare una piena convergenza su Irini, seppur a fronte di anni in cui i Paesi del Vecchio continente (Francia su tutti) hanno seguito interessi diversi. Dal recente incontro con Parly è emersa finalmente unità d’intenti, sulla linea dettata dalla Conferenza di Berlino dello scorso gennaio: un cessate-il-fuoco efficace e un embargo sulle armi dirette alla Libia, punto per cui è operativa Irini.

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