L’Economic Times, quotidiano finanziario indiano, racconta una situazione molto interessante: l’India sta sostituendo parte delle commesse cinesi come effetto dello scontro geopolitico in atto tra Pechino e Delhi – sfociato nel tafferuglio militare sul confine himalayano e in parte asset del confronto globale sino-americano. Il giornale (il secondo tematico in lingua inglese più venduto al mondo, dopo il Wall Street Journal) spiega come la questione stia prendendo una direzione di carattere strategico. Modifiche delle supply chain verso un decoupling cinese che alterano le catene del valore in un momento delicatissimo per gli equilibri mondiali come quello della pandemia (dove l’India è terza in assoluto per numero di casi verificati) e mentre è in corso la non-guerra-fredda Usa-Cina.
Per il momento a essere interessata dalla cancellazione degli ordinativi cinesi è l’industria dell’elettronica, che ha comunque un peso enorme nel sistema delle relazioni commerciali tra i due Paesi. Notevole anche il risvolto simbolico, perché oltre alla Germania, tra coloro che sostituiranno gli ordinativi tolti alla Cina ci saranno Giappone e Taiwan – il primo concorrente regionale dell’ex Impero Celeste, l’altro provincia ribelle che il Partito/Stato intende riannettere a ogni costo. Questo cambiamento repentino delle relazioni tra Delhi e Pechino, già freddine da qualche anno, è un elemento infiammato sì dallo scontro frontaliero, ma non determinato da quell’episodio. Secondo l’analisi dei dati fatta dall’ET, infatti, la cancellazione degli ordini era già iniziata prima del fattaccio.
Dietro alla scelta sembra esserci tutto fuorché una questione di convenienza, ossia un vantaggio puramente industriale. Non usare la Cina come rifornitore e deviare verso altri lidi ha infatti un costo maggiore in termini di logistica e prezzi netti del materiale. È dunque solo questione di scelta strategica. Tanto che nell’elenco dei nuovi fornitori fatto dal giornale indiano figura pure la Russia. Mosca è legata alla Cina da un bromance complicata: gli strateghi del Cremlino hanno ben chiaro il rapporto di forza e temono di essere divorati dal Dragone. Le iniziative russe con l’India sono dunque interpretabili come uno dei segnali di un tentativo estremo di indipendenza. Così come lo sono per Delhi. Gli indiani in effetti non sembrano volersi sbilanciare nettamente verso gli Stati Uniti nel confronto con la Cina, ma più che altro tentano di crearsi una sfera strategica autonoma – che per il momento però incontra l’esigenza tattica di seguire Washington.